Hansel e Gretel, dei Grimm. Insieme ad attraversare il bosco della vita

Hansel e Gretel, dei fratelli Grimm. Versione integrale. Una delle fiabe più belle, più lette, raccontate e conosciute, una delle preferite dai bambini di tutti i tempi. Perché? Sicuramente qualche bambino vi direbbe che è per la golosa casetta da mangiare, oppure per i sassolini bianchi che brillano alla luna; ne ho conosciuti due, di bambini, che volevano fermarsi al Guastalla fino a notte inoltrata per vedere se anche i sassi della scuola brillavano alla luna, nel caso semmai fossero serviti …

Kay Nielsen, Hansel e Gretel
Hansel e Gretel, illustrazione di Kay Nielsen

E quella bambina Lalla, che se la sarà fatta raccontare un centinaio di volte, cosa ci trovava? Se dovessi parlare delle lezioni che dà questa fiaba, sempre che, come dice Tolkien, “si possa parlare di lezioni a proposito di qualcosa che non monta in cattedra”, potrei cominciare con quello che piaceva alla bambina Lalla, che si identificava con Gretel, un po’ piagnucolona e totalmente dipendente dal fratello, ma che, pur avendo paura, tira fuori il meglio di sé, e con astuzia e coraggio sconfigge la strega e salva il fratello.
Dal calderone di tutte le meraviglie di Feeria, che cosa hanno tirato fuori i fratelli Grimm? Anche questa volta la mia premessa è un po’ lunghetta, ma mi pare necessaria a spiegare qualche punto oscuro, e sottolineo che nelle letture fatte ai bambini i punti oscuri e un po’ drammatici sono sempre i preferiti, soprattutto se sottolineati adeguatamente, e in maniera un po’ sopra le righe, dalla voce.

Primo. Qualsiasi sia la condizione iniziale, i nostri eroi di fiaba possono trovare la strada della felicità pur dovendo, direi per forza, passare dal bosco più tetro e dalle insidie più pericolose. Si affidano al buon Dio come Hansel e Gretel, e, nel caso della bellissima trasposizione lirica di questa fiaba (ne parlo sotto tra gli utili), agli Angeli Custodi, e tranquilli dormono, e partono. Scrive Tolkien nel suo saggio sulla fiaba che “il pericolo, il dolore e l’ombra della morte possono impartire dignità, a volte addirittura saggezza, a giovani inesperti”. E se i giovani inesperti sono in due, è meglio, insieme è più facile. Insieme ci si dà forza, ci si consola, si combatte e si gioisce.

Secondo. L’esordio di questa fiaba è uno di quelli più disdegnati dai genitori moderni, additato come tabù dai detrattori delle fiabe: l’abbandono dei bambini nel bosco. Ricordiamo che ci sono stati tempi, quelli in cui vennero scritte le fiabe che conosciamo, (e anche oggi succede in tante parti del mondo), in cui i bambini lavoravano, e quando le famiglie erano troppo povere venivano dati via, abbandonati. Lo so che mi direte che nella nostra realtà di oggi non si abbandonano i bambini nei boschi, è vero, al limite intervengono i servizi sociali…  Voglio però ricordare che è una fiaba, quindi estrema, e che un bambino vede tutto in maniera estrema, tanto che essere lasciato all’asilo equivale ad essere abbandonato nel bosco, (per questo si inventano quei rituali di allontanamento graduale). E comunque è solo l’abbandono nel bosco che costringe Hansel e Gretel a tirar fuori tutte le proprie risorse e capacità, (le difficoltà fanno crescere), pur mantenendo le ingenuità da bambino, e questo dovrebbe dire qualcosa anche alle nostre paure di genitori.

Terzo. Le ingenuità sono visibili in molti passaggi della fiaba, quelli che tutti i bambini cui l’ho raccontata sottolineavano quasi urlando, quasi volessero avvisare quei due poveri sprovveduti, e forse se stessi: ma perché spargi le briciole, non sai che gli uccellini le beccano? Ma perché non segui tuo padre, ma non vedi che è solo un ramo che batte, ma perché entri in quella casetta, non vedi quant’è brutta quella vecchia? Una tensione che cresce fino a quella frase che una volta un bambino, quasi piangendo, mi sottolineò urlando: ma perché non capiscono che li imbroglia… come fare a capire, da ingenui che si è, l’estremo inganno di quelle parole: “e Hansel e Gretel si coricarono e credettero di essere in paradiso.”

Quarto. Il momento dell’estremo inganno è quello in cui inizia la prigionia, quattro settimane di paura ricordiamolo, ma, allo stesso tempo, è il momento in cui si iniziano ad affilare le armi dell’astuzia, del coraggio e dell’intelligenza. Doti che si rivelano nello stesso momento in cui la strega, ovvero la cattiveria incarnata, dimostra la sua stupidità, e questo è un altro tema fondamentale delle fiabe.

Quinto. Il cattivo, (il male, orco o strega che sia, e tutto ciò che ne deriva in egoismo e superbia), dato che è sempre accentrato sul soddisfacimento delle proprie voglie, è talmente pieno di sé che non concepisce neppure che esista un altro che sia capace di un’azione e quindi, prima o poi, fa qualcosa di stupido ed è lì che si può affrontare e battere. Tutti, tutti, i cattivi di fiaba, e forse non solo di fiaba, sono così. Certo ci vuole un po’ di tempo, alle volte molto, per “affinare le armi”, e, come in questo caso, l’intervento di un’azione estrema, ma allora che urli di gioia, di liberazione dalle angosce appena passate, ci sono fin abbracci, e li sentiamo e vediamo da Hansel e Gretel, ma anche dai bambini che ascoltano questa fiaba, soprattutto quando la vecchia strega viene spinta nel forno. Perché i bambini amano la giustizia. E poi è tutto un crescendo di dimostrazione di furbizia e le pietre preziose sono certo “meglio dei nostri sassolini”, di lungimiranza, ok la strega è morta ma andiamocene dal bosco, di pazienza e prudenza, meglio salire uno alla volta sull’anatra che ci salva. E ci conduce alla felicità.
Devo ammettere che i bambini che ascoltano questa fiaba, tutti, esultano anche quando sanno che la madre è morta, e noi ci consoliamo sapendo che i bambini sono crudeli e che quella in fondo era la solita matrigna. 

La frase conclusiva che ci piace di più, cari bambini, adesso che ci sentiamo un po’ nella stessa condizione prigioniera di Hansel, (tranne che, credo, nessuno ci vuole mangiare), è sicuramente quando leggiamo che, dopo un mese di prigionia,
“Hansel saltò fuori dalla gabbia come un uccello quando la porta viene aperta.”
E così faremo anche noi, saltando fuori liberi e felici.

1Ludwig Richter, Hansel e Gretel.jpg
Hansel e Gretel, illustrazione di Ludwig Richter

 

Hansel e Gretel, dei fratelli Grimm

Proprio davanti a un grande bosco abitava un povero taglialegna con la moglie e i due figli: il ragazzo si chiamava Hansel e la ragazza Gretel. Il taglialegna aveva poco da sfamarsi e quando nel paese ci fu una grande carestia, non poté più procurare il pane quotidiano.
Una sera, mentre i pensieri lo assalivano e si voltava inquieto nel letto, sospirò e disse a sua moglie: “Cosa sarà di noi? Come possiamo nutrire i nostri poveri bambini se non abbiamo nulla per noi stessi?”
“Sai cosa, marito mio?” rispose la donna, “domani mattina condurremo i bambini nella foresta dove è più fitta. Accendiamo un fuoco e diamo loro un pezzo di pane, poi andiamo al lavoro e li lasciamo lì da soli. Non troveranno la strada di casa e noi ce ne saremo liberati.”
“No, moglie mia”, disse l’uomo,” non lo farò, come potrei avere cuore di lasciare i miei figli soli nel bosco? Verrebbero gli animali feroci e se li sbranerebbero”.
“Oh sciocco,” rispose “così moriremo tutti di fame, puoi solo piallare le assi per le bare”. E non lo lasciò in pace finché egli non acconsentì.
Anche i due bambini non riuscivano a prender sonno per la fame, e avevano sentito quello che la matrigna aveva detto al padre. Gretel pianse lacrime amare e disse ad Hansel: “Per noi è proprio finita”.
“Taci Gretel”, disse Hansel, “non ti affliggere, ci penserò io”.
E quando i vecchi si addormentarono, si alzò, si mise la giacca, aprì la porta e sgattaiolò fuori. La luna splendeva chiara e i sassolini bianchi davanti a casa brillavano come monete nuove di zecca. Hansel si chinò, e se ne infilò in tasca più che poté. Poi tornò, e disse a Gretel:
“Abbi fiducia, cara sorellina, e dormi tranquilla, Dio non ci abbandonerà” e si rimise di nuovo a letto.

Allo spuntar del giorno, ancor prima che sorgesse il sole, la donna venne e svegliò i due bambini: “Alzatevi, fannulloni, vogliamo andare nella foresta a far legna”. Quindi diede ad ognuno un pezzettino di pane e disse: “Eccovi qualcosa per il pranzo, ma non mangiatelo prima, che non ne avrete dell’altro”.
Gretel nascose il pane sotto il grembiule perché Hansel aveva le tasche piene di sassolini. Poi si diressero, tutti insieme, verso il bosco. Quando ebbero fatto un pezzetto di strada, Hansel si fermò e si volse a guardare la casa; così fece per più volte. Il padre disse: “Hansel, che cos’è che ti volti a guardare e perché stai sempre indietro? Stai attento a dove metti i piedi!” –
“Ah, padre”, disse Hansel, “Guardo il mio gattino bianco che è sul tetto e che vuole salutarmi.” La donna disse: “Sciocco, quello non è il tuo gattino, è il primo sole che brilla sul comignolo.” Hansel però non si era curato del gattino, ma aveva buttato ogni volta sulla strada uno dei sassolini bianchi che aveva in tasca.
Quando furono nel mezzo del bosco, il padre disse: “Ora raccogliete legna, bambini, voglio accendere un fuoco per non congelare.” Hansel e Gretel raccolsero rami secchi e ne fecero una bella montagnola. Poi accesero il fuoco e quando la fiamma bruciava proprio bene, la donna disse: “Adesso stendetevi accanto al fuoco figlioli e riposate, noi andiamo a spaccare legna nel bosco. Quando avremo finito torneremo a prendervi.”
Hansel e Gretel rimasero accanto al fuoco, e, quando venne mezzogiorno, ciascuno mangiò il proprio pezzetto di pane. E poiché udivano i colpi dell’ascia, credevano che il padre fosse vicino. Ma non era l’ascia, era un ramo che il padre aveva legato a un albero secco e che il vento faceva sbattere. Così attesero fino a sera, e i loro occhi si chiusero per la stanchezza e si addormentarono.
Quando si svegliarono era già notte fonda. Gretel incominciò a piangere e disse:
“Come faremo a uscire dal bosco?”. Ma Hansel la consolò: “Aspetta un po’ che la luna si alzi, allora troveremo la strada”. E quando la luna piena fu alta nel cielo, Hansel prese la sorellina per mano e seguì i sassolini che brillavano come talleri nuovi e indicavano loro il cammino.

Hans Offterdinger Hansel e Gretel
Hansel e Gretel, illustrazione di Carl Offterdinger

Camminarono tutta la notte e allo spuntar del giorno giunsero alla casa patema. Bussarono alla porta e quando la donna aprì e vide che erano Hansel e Gretel, disse: “Cattivi bambini, perché avete dormito così a lungo nel bosco? Pensavamo non voleste più tornare”. Ma il padre era felice perché gli era pesato il cuore a lasciarli lì così da soli.
Non passò molto tempo e la miseria premeva ad ogni angolo e i bambini sentirono la matrigna che a letto di sera diceva al padre: “E’ di nuovo finito tutto, abbiamo ancora mezza pagnotta di pane, poi sarà la fine. I bambini devono andarsene, dobbiamo condurli nel bosco ancora più fondo in modo che non trovino la via d’uscita, altrimenti non c’è salvezza per noi”. L’uomo si sentì stringere il cuore e pensò: “Sarebbe meglio se dividessi l’ultimo boccone con i tuoi bambini.” Ma la donna non voleva sentir ragione, lo rimbrottava e lo accusava. Chiunque dice A deve dire B, e siccome aveva già ceduto una volta, doveva farlo anche la seconda. I bambini erano ancora svegli e avevano ascoltato la conversazione.
Quando i vecchi si furono addormentati Hansel si alzò di nuovo, voleva uscire e raccogliere i sassolini, ma la donna aveva chiuso a chiave la porta e Hansel non poteva uscire. Ma confortò la sorellina e disse: “Non piangere, Gretel, e dormi bene, il buon Dio ci aiuterà”.

La mattina presto venne la donna e tirò fuori i bambini dal letto. Diede loro un pezzo di pane, che era anche più piccolo della volta precedente. Sulla strada per il bosco, Hansel lo sbriciolò in tasca, e spesso si fermava e buttava una briciola per terra.
“Hansel, perché ti fermi e cosa guardi?” disse il padre, “va’ avanti!” –
“Guardo il mio piccioncino, che siede sul tetto e vuole salutarmi”, rispose Hansel.
“Stupido”, disse la donna, “Non è il tuo piccioncino, ma il sole del mattino che splende sul camino.”
Hansel continuava a gettare briciole lungo la strada.
La donna condusse i bambini ancora più addentro nel bosco, dove non erano mai stati prima. Accesero di nuovo il fuoco e la madre disse: “Sedetevi lì, figlioli, e se siete stanchi potete dormire un po’, noi andiamo nel bosco a tagliar legna, e stasera quando abbiamo finito, verremo a prendervi. ”
A mezzogiorno, Gretel condivise il suo pane con Hansel, che aveva sparso il suo per la strada. Poi si addormentarono e scese la sera; ma nessuno venne dai poveri bambini.
Si svegliarono che era notte fonda, e Hansel confortò la sua sorellina e disse: “Aspetta, Gretel, finché non sorge la luna, poi vedremo le briciole di pane che ho sparso, ci mostreranno la strada di casa”. Quando venne la luna, si alzarono, ma non trovarono più una briciola, poiché le avevano beccate le migliaia di uccelli che volano nel bosco e nel campo.
Hansel disse a Gretel: “Troveremo comunque la strada”. Ma non la trovarono. Camminarono tutta la notte e ancora un giorno dalla mattina alla sera, ma non uscirono dal bosco ed erano così affamati perché non avevano altro da mangiare che le poche bacche trovate a terra. E poiché erano così stanchi che le loro gambe non li reggevano più, si sdraiarono sotto un albero e si addormentarono.
Era già la terza mattina da quando avevano lasciato la casa del padre. Ricominciarono a camminare, ma s’addentrarono sempre più nel fitto del bosco, e se l’aiuto non fosse arrivato presto, avrebbero dovuto soccombere. A mezzogiorno videro un bellissimo uccello bianco come la neve seduto su un ramo che cantava così magnificamente che si fermarono e lo ascoltarono. E quando ebbe finito, l’uccellino sbatté le ali e volò di fronte a loro, ed essi lo seguirono fino a quando non arrivarono a una casa e l’uccellino si posò sul tetto, e quando si avvicinarono molto, videro che la casa era fatta di pane ed era coperta di torta; ma le finestre erano di zucchero chiaro e trasparente.

Hansel e Gretel, Jessie Willcox Smith
Hansel e Gretel, illustrazione di Jessie Willcox Smith

“Avviciniamoci,” disse Hansel, “a consumare un pasto benedetto. Voglio mangiare un pezzo del tetto, e tu Gretel, puoi mangiare un pezzo di finestra, che è buona e dolce”.
Hansel si alzò sulla punta dei piedi e si prese un pezzettino di tetto, per assaggiare di cosa sapeva e Gretel si accostò ai vetri e cominciò a rosicchiare.
Allora una vocina gridò dall’interno:
“Gnam, gnam, mastichina
Chi rode la mia casettina?”

E i bambini risposero:
“Il vento, il venticello,
Il bambino celeste”
e continuarono a mangiare senza lasciarsi confondere. Hansel, al quale il tetto era piaciuto davvero, ne staccò un grande pezzo, e Gretel che aveva tolto un’intera finestra rotonda, si sedette e se la succhiava beatamente. All’improvviso la porta si aprì e ne uscì una donna vecchissima appoggiata a una stampella. Hansel e Gretel erano così terrorizzati che lasciarono cadere ciò che avevano nelle loro mani. Ma la vecchia scosse la testa e disse: “Oh, cari bambini, chi vi ha portato qui? Entrate e restate con me, non vi dispiacerà.” Li prese entrambi per mano e li condusse a casa sua. Qui era preparato del buon cibo, latte e frittelle con zucchero, mele e noci. Poi furono preparati due bellissimi lettini con le copertine bianche e Hansel e Gretel si coricarono e credettero di essere in paradiso.
La vecchia aveva agito in modo tanto gentile, ma in verità era una strega cattiva che stava mentendo in attesa di bambini e aveva costruito la casa di pane solo per attirarli. Quando un bambino cadeva nelle sue mani, lo uccideva, lo cucinava e lo mangiava e quello era un giorno di festa per lei. Le streghe hanno gli occhi rossi e non possono vedere lontano, ma sentono il tempo come gli animali e notano quando le persone si avvicinano. Quando Hansel e Gretel si erano avvicinati, aveva riso malignamente e si era detta beffarda: “Non mi sfuggiranno!”
Si alzò la mattina presto prima che i bambini si svegliassero e quando li vide riposare così dolcemente con le guance belle piene e rosse, mormorò tra sé: “Saranno un bel boccone”.
Quindi afferrò Hansel con la sua mano secca e lo portò in una piccola stalla e lo chiuse a chiave dietro un cancelletto. Poteva urlare quanto voleva, ma non serviva a niente.
Quindi andò da Gretel, la svegliò con uno scossone e gridò: “Alzati, pigraccia, porta l’acqua e cucina qualcosa di buono per tuo fratello che è nella stalla e deve ingrassare. Quando sarà bello grasso, lo mangerò.”
Gretel iniziò a piangere amaramente; ma era tutto vano, doveva fare ciò che chiedeva la strega cattiva.  Ora al povero Hans veniva cucinato il cibo migliore, ma Gretel non aveva altro che gusci di gamberi. Ogni mattina la vecchia si intrufolava nella stalla e gridava: “Hansel, tira fuori il tuo ditino in modo che io possa sentire se presto sarai grasso”. Ma Hansel le porgeva un piccolo osso, e la vecchia, che aveva gli occhi annebbiati, e non poteva vederlo e che credeva davvero che quelle fossero le dita di Hansel, fu sorpresa di non vederlo ingrassare affatto.

Dopo quattro settimane e visto che Hansel era sempre magro, sopraffatta dall’impazienza, non volle più aspettare. “Svelta, Gretel”, gridò la vecchia, “sii veloce e porta l’acqua! Grasso o magro che sia, domani ammazzerò Hansel e lo cucinerò.”
Oh, quanto piangeva la povera sorellina quando dovette portare l’acqua, e come le scesero le lacrime sulle guance! “Buon Dio, aiutaci”, diceva, “se solo gli animali selvatici del bosco ci avessero mangiato, saremmo morti insieme!” – “Risparmiati i tuoi piagnistei”, disse la vecchia, “niente ti aiuterà.”
Gretel dovette uscire la mattina presto, appendere il paiolo con l’acqua e accendere il fuoco. “Per prima cosa vogliamo cuocere il pane”, disse la vecchia, “Ho già riscaldato il forno e impastato la pasta.”
E spinse la povera Gretel fino presso il forno, da cui le fiamme stavano già divampando. “Striscia dentro”, disse la strega, “a vedere se è adeguatamente riscaldato, in modo che possiamo spingere dentro il pane”. E quando Gretel fosse stata dentro voleva chiudere il portello per arrostirla e mangiarsi anche lei.
Ma Gretel si accorse di ciò che aveva in mente e disse: “Non so come farlo; come posso entrare?” –
“Stupida oca”, disse la vecchia, “l’apertura è abbastanza grande, vedi, potrei entrare io stessa” così strisciò e infilò la testa nel forno. Allora Gretel le diede una bella spinta che la mandò a finire ben dentro, chiuse lo sportello di ferro e tirò il catenaccio. Hu! La vecchia cominciò a urlare in modo orribile; ma Gretel fuggì e la maledetta strega dovette bruciare miseramente.
Gretel corse subito da Hansel, aprì la piccola stalla e chiamò: “Hansel, siamo salvi, la vecchia strega è morta”.
Quindi Hansel saltò fuori dalla gabbia come un uccello quando la porta viene aperta. Che felicità! Si saltarono al collo, si abbracciarono e si baciarono!
E poiché non avevano più nulla di cui avere paura, andarono nella casa della strega. C’erano scatole con perle e pietre preziose in ogni angolo.
“Sono anche meglio dei nostri sassolini”, disse Hansel, e si riempì le tasche con tutte quelle che ci entravano. E Gretel disse: “Anch’io voglio portare a casa qualcosa”, e riempì il suo grembiule.
“Ma ora scappiamo”, disse Hansel, “dobbiamo andar via dal bosco della strega”.

Hansel e Gretel, Hans Offterdinger.jpg
Hansel e Grete, illustrazione di Carl Offterdinger

Quando ebbero camminato alcune ore arrivarono a un grande corso d’acqua.
“Non possiamo passare”, disse Hansel, “non vedo né passerelle né ponti”. –
“Non c’è neanche una barca qui”, rispose Gretel, “ma c’è un’anatra bianca che nuota, se glielo chiedo, ci aiuterà ad attraversare”.
Quindi implorò:
“Anatrina, anatrina
qui ci sono Hansel e Gretel
Nessun ponte né passerella,
portaci anatrina bella.”
E l’anatra si avvicinò e Hansel le salì sul dorso e chiese alla sorellina di sedersi con lui. “No”, rispose Gretel, “sarebbe troppo pesante per lei, ci trasporterà uno dopo l’altro.” Così fece la buona bestiolina, e quando furono felicemente arrivati dall’altra parte camminarono ancora per un po’; il bosco sembrò loro sempre più familiare e alla fine da lontano videro la casa del padre. Allora si misero a correre, si precipitarono nella stanza e si buttarono al collo del padre. L’uomo da quando aveva lasciato i bambini nel bosco non aveva più avuto un’ora di pace, e la donna poi era morta.
Gretel rovesciò il suo grembiule in modo che le perle e le gemme saltassero per la stanza e Hansel ne tirò fuori una manciata dopo l’altra. Così finirono tutti i guai e vissero insieme nella gioia.
La mia fiaba è finita, un topo corre laggiù, chiunque la catturi può farne un grande berretto di pelliccia.

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