I grilli. Non Dio. Non la mamma. Non Marx. I grilli. Cavallari sulla poesia di Pasolini

Temi letterari della Maturità 2025. Come annunciato nell’ultimo articolo, qualche amico si è lasciato coinvolgere dalla provocazione a svolgere i temi letterari della Maturità, in particolare intorno alla poesia di Pasolini… Leggeteli e fateli leggere ai vostri ragazzi, troverete sprizzi di bellezza e, oserei dire, di realtà.

Trovate qui l’articolo che introduce i Temi della Maturità 2025 e la poesia di Pasolini
Cominciamo con i pensieri liberi di Fabio Cavallari, amico, giornalista, scrittore che, nella sua ultima azione da antica vera protesta, scavalcando editori, distributori e logiche di libri come prodotti commerciali, si è creato imprenditore di se stesso e del suo ultimo libro – molto in stile esordi editoriali di MammaOca 🙂
Beh da uno così, che ha molte domande e praticamente nessuna risposta preconfezionata, che scrive sempre di vita e di morte e di nuovo di vita, potete immaginare che i pensieri liberi siano liberi veramente.

Vincent Van Gogh, Notte stellata, disegno penna e inchiostro.
– Un breve arco segna in cielo la luna –

Intorno a Appendice I, di Pier Paolo Pasolini
di Fabio Cavallari

Pasolini è lì. Dentro una stanza che non cambia mai.
Una stanza come quelle in cui ci chiudevamo alle medie, ai campi scuola, alle riunioni del martedì sera. Quelle con le pareti bianche, i poster storti, la croce di legno inchiodata un po’ storta e il silenzio che sapeva più di interrogatorio che di preghiera.

Lui si siede. Non fa scena. Non alza il tono.
Dice solo: sono cambiato io, ma attorno tutto è rimasto com’era.
I muri sono bianchi. L’acqua è ferma. Il cielo è immobile come una cartolina spedita mai.
E il mondo “annotta da millenni”.
Hai capito?
Pasolini ti dice che non c’è rivoluzione che tenga, non c’è progresso, non c’è aggiornamento né sinodo né congresso né algoritmo.
Annotta da sempre. Il mondo sta calando. Sempre. In loop. Da quando è cominciato.

E allora? A cambiare è solo il cuore.
Che non è più quello del ragazzino col giornalino ciclostilato, o dell’adolescente che si accendeva per la giustizia, o dell’uomo che cercava una casa da cui non fuggire più.
Il cuore si è spento.
Stinta è la luce, dice. Capisci? La luce non se n’è andata. Si è scolorita.
È peggio. Perché si mantiene lì, come un vecchio amore che non fa più male ma nemmeno bene. È una specie di nostalgia radioattiva. Ti brucia a bassa intensità.

E poi arriva la luna. Ma non è quella delle poesie di Leopardi. Non è “l’astro silenzioso che consola”, no. Questa luna non consola proprio un caxxo (NdR piccola censura).
Sta lì. Ferma. Finta.
La luna dei cineforum. Bella da fotografare. Ma quando la guardi per davvero… ti accorgi che non ti parla più.

E la campagna? Scura. Serena. Cioè: addormentata. Come i nostri amici che hanno mollato tutto e fanno i commercialisti.
Serena nel senso che non ci crede più. Ha fatto pace con la delusione. E Pasolini guarda tutto questo e dice: ok, è finita.

E invece…No.

“Ed ecco pare farsi nuova la luna,
e – all’improvviso – cantare quieti i grilli il canto antico.”

I grilli.
Non Dio. Non la mamma. Non Marx.
I grilli.

E se i grilli cantano, lui lo scrive.
Lo fanno perché è la loro natura. È quello che sono. È quello che sanno.
E tu che fai? Ci credi? Ti ci affidi?
Pasolini non lo dice. Non ci regala redenzione. Perché una resurrezione infame, sgraziata, che non salva nessuno ma nemmeno lo lascia morire per davvero.

Però lascia uno spiraglio. Non per la luce, ma per il rumore di una cosa viva.
Il grillo. Che canta il canto antico. Che non è speranza. Ma è una voce.
E questo è già tantissimo.

I Temi della Maturità 2025 svolti da amici

Le cicale, di Giosuè Carducci. Per parlare – anche noi – della maturità 2025

Trovate le poesie del blog alla pagina Poesie e Filastrocche

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