L’Orma Divina, leggenda sarda

L’Orma Divina, leggenda sulla nascita della Sardegna, da Fiabe Sarde, scelte e tradotte da F.Enna,  presentate da S. Mannuzzu, Edizioni Oscar Mondadori

Dove ora si estende il Mar Tirreno, tra il complesso sardo-corso e la costa ovest dello stivale italiano, c’era una volta, milioni di anni fa, un intero continente. Si chiamava Tirrenide e, secondo quanto raccontano i vecchi marinai, era una terra fertile e felice. C’erano buoni pascoli, terra da seminare, fiumi e canali di irrigazione, montagne piene di boschi e vallate piene di frutteti e pianure ricche di frumento. Non si conoscevano lunghi periodi di siccità né grandinate disastrose. C’era lavoro per tutti. Ognuno aveva il suo pezzetto di terra da coltivare e un gregge da governare. Non c’erano servi né padroni e non c’erano banditi alla macchia che rendessero pericolose le strade, né tantomeno si conoscevano caserme di gendarmi né prigioni. La selvaggina, in quella bella terra, era abbondante dappertutto e andare a caccia era un vero divertimento. Lungo le coste non stagnavano le paludi con la malaria, perciò anche la pesca era buona e le barche navigavano con buon vento.
Ma poi, quasi all’improvviso, tutto cambiò e la pace si trasformò in tragedia. Qualcuno sconfinò nei terreni del vicino, alla ricerca di pascoli migliori; sparirono alcuni agnelli dalle greggi; furono bruciati per invidia vasti campi di grano e dei frutteti. E allora ebbero inizio le vendette, le faide, le bardane notturne contro gli ovili degli avversari e gli sgarrettamenti di intere mandrie di vitelli. Cessò la pace in ogni angolo della terra e assieme alla pace cessò anche il benessere. Una guerra interminabile imbarbarì il piccolo continente per anni e anni, coinvolgendo famiglie, paesi e città.
Finchè, alla fine, anche Nostro Signore perse la pazienza e si arrabbiò. Si arrabbiò così tanto che il cielo si squarciò come un telo troppo teso e si scatenò un diluvio che sommerse la Tirrenide per settimane e per mesi, con chicchi di grandine giganteschi che distrussero tutti i raccolti; poi la terra si spaccò e i vulcani vomitarono fuoco e fango fuso nelle vallate e il mare si gonfiò in onde altissime, che si abbatterono sulle case dei villaggi con furia terrificante. In quel terribile cataclisma, la Tirrenide cominciò a sprofondare, sparirono sotto le onde i campi, i boschi e le vallate, le montagne e insieme anche le case e i paesi e la gente. Ormai sembrava che non dovesse esserci più scampo per nessuno e che di quella terra non dovesse restare mai più nemmeno il ricordo, quando nostro Signore si pentì del suo stesso furore e fermò il diluvio con un gesto della mano. Poi si affacciò dal cielo e guardò preoccupato dabbasso, dove il mare ancora agitato, si accaniva contro l’ultimo lembo di terra. Allora Nostro Signore mise fuori dalle nuvole il suo gran piede divino e bloccò quel pezzo di terra, prima che affondasse del tutto. Così nacque la Sardegna che proprio per questa ragione ha ancora la forma di un piede. Ma non è un piede qualsiasi: è il piede di Dio.

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