Il pescatore e sua moglie, dei fratelli Grimm. Chi troppo vuole …

Mio figlio doveva scrivere una storia che avesse come morale “Chi troppo vuole, nulla stringe” e così gli ho raccontato la fiaba Il pescatore e sua moglie dei fratelli Grimm, perché “si ispirasse”. Questa fiaba è una delle innumerevoli varianti de Il pesciolino d’oro di Puskin. Ma si spinge ancora più all’estremo. Con una filastrocchina ticchete tacchete, che vi rimarrà in testa zicchete zacchete.  

Il pescatore e sua moglie, dei fratelli Grimm. Versione integrale

 

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-Ti prego, lasciami vivere; io non sono un vero rombo, sono un principe stregato. Rimettimi in acqua e lasciami andare!-.
-Eh- disse l’uomo -non hai bisogno di fare tanti discorsi: un rombo che parla, l’avrei certo lasciato libero.- Illustrazione di John J.Ford

C‘era una volta un pescatore e sua moglie: abitavano in un lurido tugurio presso il mare, e il pescatore andava tutti i giorni a pescare con la lenza, e così fece per molto tempo. Una volta se ne stava seduto vicino alla lenza a guardare nell’acqua liscia come l’olio.
Se ne stava così quando la lenza andò a fondo, giù giù, e quand’egli la sollevò c’era attaccato un grosso rombo. E il rombo gli disse:
-Ti prego, lasciami vivere; io non sono un vero rombo, sono un principe stregato. Rimettimi in acqua e lasciami andare!-.
-Eh- disse l’uomo -non hai bisogno di fare tanti discorsi: un rombo che parla, l’avrei certo lasciato libero.-
Lo rimise in acqua e il rombo si tuffò e lasciò dietro di sé una lunga striscia di sangue. L’uomo andò da sua moglie, nella lurida catapecchia, e le raccontò che aveva preso un rombo. Questi diceva di essere un principe stregato; poi lo aveva lasciato andare.
-E non gli hai chiesto niente?- disse la donna.
-No- disse l’uomo -cosa dovrei chiedere?-
-Ah- disse la donna – è pur brutto abitare sempre in questo buco! Puzza ed è così sporco! Vai e domandagli una piccola capanna.-
L’uomo non voleva, tuttavia andò sulla riva del mare e, quando giunse, il mare era tutto verde e giallo. Egli andò fino all’acqua, si fermò e disse:

Piccolo rombo, ticchete tacchete,
stammi a sentire, zicchete zacchete,
mia moglie parlar troppo suole,
e ciò ch’io voglio lei non vuole!

Allora il rombo giunse nuotando e disse:
-Be’, che vuole dunque?-.
-Ah- disse l’uomo -io ti avevo pur preso; ora mia moglie mi ha detto che avrei dovuto chiederti qualcosa. Non vuole più abitare in un buco, vorrebbe una capanna.-
-Va’ a casa- disse il rombo -ce l’ha già.-
Allora l’uomo andò a casa e sua moglie era sulla porta di una capanna e gli disse:
-Vieni dentro, guarda, adesso è molto meglio-.
E dentro alla capanna c’era una stanza, una camera da letto e una cucina. E dietro c’era anche un giardinetto con verdura e alberi da frutta e un cortile con polli e anitre.
-Ah- disse l’uomo -ora vivremo felici.-
-Sì- disse la donna -ci proveremo.- Dopo un paio di settimane, la donna disse:
-Marito mio, la capanna è troppo stretta e il cortile e il giardino sono così piccoli! Vorrei abitare in un gran castello di pietra; va’ dal rombo, che ce lo regali-.
-Ah, moglie- disse l’uomo -il rombo ci ha già dato la capanna: non posso tornare, se ne potrebbe avere a male.-
-Macché‚- disse la donna -può benissimo farlo e lo farà volentieri!- Allora l’uomo andò con il cuore grosso, ma quando giunse al mare, l’acqua era tutta violetta azzurro cupa e grigia; però era ancora calma. Egli si fermò e disse:

Piccolo rombo, ticchete tacchete,
stammi a sentire, zicchete zacchete,
mia moglie parlar troppo suole,
e ciò ch’io voglio lei non vuole!

– Be’, cosa vuole?- disse il rombo.
-Ah- disse l’uomo tutto turbato -mia moglie vuole abitare in un castello di pietra.-
-Va’, è già davanti alla porta- disse il rombo.
Allora l’uomo andò a casa e sua moglie stava davanti a un gran palazzo.
-Guarda, marito mio- ella disse -com’è bello!- Entrarono insieme e dentro c’erano tanti servi, le pareti risplendevano e nelle stanze c’erano sedie e tavole tutte d’oro. E dietro il castello c’erano un giardino e un parco che si estendeva per un mezzo miglio, dov’erano cervi, caprioli e lepri; e un cortile con stalla e scuderia.
-Ah- disse l’uomo -in questo bel castello si può essere contenti!-
-Vedremo- disse la donna -intanto dormiamoci su.- E andarono a letto. Il mattino dopo la donna si svegliò allo spuntar del giorno, diede una gomitata nel fianco dell’uomo e disse: -Alzati, marito, potremmo diventare re di tutto il paese-.
-Ah, moglie- disse l’uomo -perché‚ mai dovremmo diventare re; io non voglio!-
-Bene, allora voglio esserlo io.-
-Ah, moglie- disse l’uomo -perché‚ vuoi essere re? Al rombo non piacerà.-
-Marito- disse la donna -vacci difilato, io devo essere re.- Allora l’uomo andò ed era tutto turbato che sua moglie volesse diventare re. E quando arrivò al mare, il mare era tutto plumbeo e nero e l’acqua ribolliva dal profondo. Egli si fermò e disse:

Piccolo rombo, ticchete tacchete,
stammi a sentire, zicchete zacchete,
mia moglie parlar troppo suole,
e ciò ch’io voglio lei non vuole!

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…mia moglie vuole diventare re… illustrazione di John B.Gruelle

– Be’, che cosa vuole?- disse il rombo.
-Ah- disse l’uomo -mia moglie vuole diventare re.-
-Va’ pure, che lo è già- disse il rombo. Allora l’uomo tornò a casa e quando arrivò al palazzo c’erano tanti soldati, trombe e timpani. Sua moglie sedeva su di un alto trono d’oro e diamanti e aveva una grande corona d’oro in testa; e al suo fianco stavano in fila sei damigelle, dalla più alta alla più piccola, così da formare una scala.
-Ah- disse l’uomo -adesso sei re?-
-Sì- rispose la donna -adesso sono re.- Dopo averla guardata per un po’, egli disse:
-Ah, moglie, che bellezza che tu sia re! non c’è più niente da desiderare-.
-No, marito- disse la donna -mi viene in uggia, non posso più resistere: sono re, ora voglio diventare imperatore!-
-Ah, moglie- disse l’uomo -perché‚ vuoi diventare imperatore?-
-Marito- diss’ella -va’ dal rombo: voglio essere imperatore.-
-Ah moglie- disse l’uomo -egli non può fare imperatori, non posso dir questo al rombo.-
-Io sono re- disse la donna -e tu sei mio marito, vacci subito!- Allora l’uomo andò e mentre camminava pensava: “Non va, non va, imperatore è troppo sfacciato; alla fine il rombo si stancherà”. Così arrivò al mare, l’acqua era tutta nera e gonfia e ci soffiava sopra un gran vento che la sconvolgeva. L’uomo si fermò e disse:

Piccolo rombo, ticchete tacchete,
stammi a sentire, zicchete zacchete,
mia moglie parlar troppo suole,
e ciò ch’io voglio lei non vuole!

– Be’, che vuole?- disse il rombo.
-Ah- disse egli -mia moglie vuole diventare imperatore.-
-Va’ pure- disse il rombo -lo è già.- L’uomo se ne andò e, quando arrivò a casa, sua moglie sedeva su di un trono altissimo fatto di un solo pezzo d’oro, e aveva in testa una gran corona alta tre braccia; al suo fianco stavano gli alabardieri, l’uno più piccolo dell’altro, dall’enorme gigante al piccolissimo nano, grosso come il mio mignolo. E davanti a lei c’erano tanti principi e conti. L’uomo passò in mezzo a loro e disse:
-Moglie, sei imperatore adesso?-.
-Sì- diss’ella -sono imperatore.-
-Ah- disse l’uomo contemplandola -che bellezza che tu sia imperatore!-
– Marito- disse la donna -non incantarti! Ora sono imperatore, ma voglio anche diventare papa.-
-Ah, moglie- disse l’uomo -perché‚ vuoi diventare papa? Di papa ce n’è uno solo nella cristianità.-
-Marito- diss’ella -voglio diventare papa oggi stesso.-
-No, moglie- disse l’uomo -il rombo non può far papi, questo non va.-
-Chiacchiere, se può fare imperatori può fare anche papi. Vacci subito!- Allora l’uomo andò, ma era tutto fiacco, le gambe e le ginocchia gli vacillavano, e soffiava un gran vento e l’acqua sembrava che bollisse. Le navi, in pericolo, invocavano soccorso, danzavano e saltavano sulle onde. Tuttavia il cielo era ancora un po’ azzurro al centro, ma ai lati saliva un color rosso, come durante un gran temporale. Allora egli si fermò, sconfortato, e disse:

Piccolo rombo, ticchete tacchete,
stammi a sentire, zicchete zacchete,
mia moglie parlar troppo suole,
e ciò ch’io voglio lei non vuole!

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… mia moglie vuole diventare imperatore… illustrazione di John J.Ford

– Be’, cosa vuole?- disse il rombo.
-Ah- disse l’uomo -mia moglie vuole diventare papa.-
-Va’ pure- disse il rombo -lo è già.- Egli se ne andò e quando arrivò a casa sua moglie sedeva su di un trono alto tre miglia e aveva tre grandi corone in testa, intorno a lei c’erano tanti preti, e ai suoi lati c’erano due file di lumi, dal più alto, spesso e grosso come un’enorme torre, fino alla più piccola candela da cucina.
-Moglie- disse l’uomo guardandola -sei papa adesso?-
-Sì- diss’ella -sono papa.-
-Ah moglie- disse l’uomo -che bella cosa che tu sia papa! Moglie, ora sarai contenta: sei papa, non puoi diventare niente di più.-
-Ci penserò- disse la donna. E andarono a letto, ma ella non era contenta e la cupidigia non la lasciava dormire: pensava sempre che cosa potesse ancora diventare. Quand’ella vide dalla finestra il sole che sorgeva, pensò: “Ah, non potrei forse far sorgere anche il sole?”. Piena di rabbia, diede una gomitata al marito e disse:
-Marito, vai dal rombo, voglio diventare come il buon Dio!-.
L’uomo era ancora addormentato, ma si spaventò tanto che cadde dal letto.
-Ah, moglie- diss’egli -rientra in te e contentati di essere papa.-
-No- gridò la moglie e si strappò la camiciola di dosso -non sono tranquilla e non posso resistere quando vedo sorgere il sole e la luna e non posso farli sorgere io stessa. Voglio diventare come il buon Dio.-
-Ah, moglie, il rombo questo non lo può fare. Può fare imperatori e papi, ma questo non lo può fare!-
-Marito- diss’ella, e gli rivolse uno sguardo terribile -voglio diventare come il buon Dio, va’ subito dal rombo.- Allora l’uomo andò pieno di paura; fuori infuriava la tempesta che sconvolgeva i campi e sradicava gli alberi, il cielo era tutto nero, lampeggiava e tuonava; il mare si gonfiava in onde nere, alte come montagne e tutte avevano una bianca corona di spuma. Egli gridò:

Piccolo rombo, ticchete tacchete,
stammi a sentire, zicchete zacchete,
mia moglie parlar troppo suole,
e ciò ch’io voglio lei non vuole!

– Be’, cosa vuole?- disse il rombo.
-Ah- rispose l’uomo -vuole diventare come il buon Dio.-
-Va’ pure, che è tornata nel suo lurido tugurio.- E ci stanno ancora.

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illustrazioni di Kay Nielsen

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