La scelta di un papà se iscrivere la figlia al club dei bambini o continuare a giocare con lei.
Rileggendo alcuni degli articoli scritti in quasi vent’anni di rubrica di MammaOca su Tempi, mi sono accorta che alcune di quelle parole “ci stanno” direbbe il mio Giò ormai diciassettenne, sono più che attuali e qualche volta, qualche fatto di quelli narrati, ancora capita. Per questo ve li ripropongo. #scrittoieri
Periodo estivo, vacanziero o della libertà
Nella quasi totale improbabilità delle statistiche e di ciò che si vede sulle spiagge, dove la maggior parte dei vacanzieri settimanali ha un braccialetto che lo identifica appartenente a un certo hotel o villaggio o club di bambini, adolescenti o ragazzi, quel papà ci ha ripensato ed era il 2007.
Anche oggi potrei forse rivedere quella scena improbabile e meravigliosa?
L’impossibilità di rinunciare ai capricci di una figlia al mare
I bambini sono una ventina, hanno tutti un braccialetto di riconoscimento, sono “il club tra i sei e i dieci anni”. Gli animatori sono simpatici e si fanno obbedire, stanno giocando a caccia al tesoro e sembra si divertano, il pensierino di mollargli i figli ti viene spontaneo. Il papà poco più in là sembra la pensi allo stesso modo, li osserva da un po’, parla con uno degli animatori, cosa fate, dove andate, li guarda ancora, sembrano a posto, guarda la figlia, il pensiero galoppa, non c’è nessun problema, mica sono di quelli che “la mollo al mattino e la rivedo alla sera”, solo qualche ora, potrei riposarmi, nuotare, leggere, mangiare tranquillamente con sua madre, mi eviterei un sacco di piagnistei e capricci, veramente anche i sorrisi e le risate e quel disegno speciale non lo farebbe a me ma all’animatore. Lo sguardo cambia, niente da fare, anche per quest’anno niente braccialetto, forse il prossimo, e si mette a correre sulla spiaggia con la bambina, a spruzzarsi e a ridere con lei senza nessuna dignità.
Scritto da MammaOca per Tempi il 5 luglio 2007