Il Roseto di Monza ristora l’anima. Alzare lo sguardo in un pezzetto di giardino

Roseto di Monza. Una rosa è una rosa è una rosa è una rosa. Anche quest’anno il verso di Gertrude Stein si impone nella sua disarmante inspiegabilità come unica spiegazione certa all’effetto che ha su di noi questo giardino.

A Luisa che compie gli anni e ama le rose.
E’ ritenuto uno dei più bei roseti del mondo, ma molte persone, anche abitando a Monza o nelle sue vicinanze, non sanno della sua esistenza. Eppure lo splendore del Roseto è indiscusso e visibile e annusabile (anche gustabile da certi ometti) a chiunque entri nel cortile antistante la Villa Reale, protetto dal lungo cancello coperto di rose rampicanti e, alle sue spalle, dal Serrone della Villa che accoglie e ospita le Mostre artistiche. In una posizione soleggiata e protetta, il Roseto fu creato e aperto al pubblico nel 1964 dal presidente della Candy, Niso Fumagalli, grande amante di rose, che ebbe il merito, oltre a quello di lasciarci tanta bellezza perfetta, di reintrodurre la coltivazione delle rose profumate, che i grandi vivaisti avevano un po’ abbandonato in favore della coltivazione di rose più resistenti alle malattie.
Aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9 alle 20.

In questi anni, da che abito a Monza, ne ho scritto, più di una volta, su Tempi, il giornale con cui ho collaborato per tanti anni. E tutte le volte che lo visito, tutte le volte che, soprattutto nei giorni feriali in cui siamo in pochi a girarci, incontro le persone che come me si impattano con bellezza e ristoro che danno senso alla vita, si riproduce l’effetto di tutto ciò di cui avevo scritto, perché le belle cose, vere, nel tempo migliorano, e sono sempre attuali. Per questo vi ripropongo qualche riflessione.
Tutte concentrate su un pezzetto di giardino che ti fa alzare lo sguardo.

Privilegiati. Come ad essere un martedì mattina nel Roseto di Monza, un quadrato magnificamente protetto dalla Villa Reale. Aperto tutti i giorni, in questa stagione è un trionfo. Dal vialetto della “Principessa di Monaco”, Grace, che inaugurò il roseto, si giunge al “Giardino segreto del profumo”, dove si mischiano i colori e i profumi di tutte le rose. Ed insieme ad esse, per un brevissimo tratto di strada, si impattano i destini delle persone presenti, privilegiate dalla bellezza, più aperte alla realtà.
Profumo di bergamotto, sottofondi di pesca, rose bianche, gialle, e nonne che introducono nipotini alla bellezza. Una signora sta cercando la rosa da piantare nel suo giardino. Le piacevano quelle sfumate tra il rosa e l’albicocca, profumo un po’ aspro di limone, ma quella che dal cuore bianco crema esplode nel rosso! E quella giallo arancio rosa intenso! Un vivaista ci invita nel suo roseto sul lago Maggiore.
Alcuni ragazzi della scuola agraria mi dicono che ci vuole troppa fatica per costruire un’opera del genere. Hai 15 anni, e la bellezza che ti circonda non vince? Guarda, tra colori gialli e profumi di limone si fa fotografare la signora Rosa, tra le rose; ha 96 anni, e la figlia la porta spesso qui, ha l’Alzheimer “che le rimanga impresso il bello”. Tanto ha fatto la fatica di un uomo, che si è certo meritato il Paradiso per aver dato al mondo tale bellezza. In un roseto, un martedì di maggio.

Che belle, che bello, che belli!

Ed è un continuo di incontri anche negli altri giorni. “Rinfranca l’anima” dice una ragazza in cerca di perché alla madre. Ed è pur vero! Sembra impossibile, tra tutti i dolori e i problemi che abbiamo, ma è proprio così. Ma allora l’impossibile c’è?
“Che belle, che bello, che belli!” grida come una bambina la vecchia signora in carrozzina per i vialetti del roseto.
Bellezza che nasce da lontano, milioni di anni fa, che nasce da culture e colture che si incontrano e creano, prima per caso, esistesse il caso, e poi per mano d’uomo, incroci di colori, resistenze e profumi. Uomini che si dedicano, che hanno incrociato e incrociano le loro vite passando da questi vialetti risanatori, primo tra tutti Niso Fumagalli, colui che questo piccolo pezzo di cura dell’anima volle, e poi la principessa Grace di Monaco che lo inaugurò, e ancora i giovani ibridatori e la curatrice del giardino, (ma qual è il tuo segreto? Solo la potatura?). Il piccolo principe che si chiede a cosa servono le spine delle rose e la risposta frettolosa di Saint-Exupery “Le spine non servono a niente,” che non convince né lui né il mondo che, quando qualcuno creò la rosa senza spine, ne decretò immediatamente il fallimento.
Anche quest’anno noi vi ringraziamo, uomini che avete racchiuso in un pezzetto di giardino un po’ di perfezione e di eterno. Noi, io, la ragazza e le vecchie signore.  

Anche quest’anno noi vi ringraziamo, uomini che avete racchiuso in un pezzetto di giardino un po’ di perfezione e ci avete fatto alzare lo sguardo verso l’eterno. Noi, io, la ragazza e le vecchie signore. 

5 risposte a "Il Roseto di Monza ristora l’anima. Alzare lo sguardo in un pezzetto di giardino"

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