La leggenda del Fiore di Tarassaco, o Dente di leone. I bambini direbbero Soffione

Tutti conosciamo il Fiore del Tarassaco, o Dente di Leone… Ma non la leggenda…Una fra le tante cose scritte su di lui, perché, come ogni fiore che si rispetti, soprattutto se è così diffuso e particolare come il Soffione, possiamo trovare poesie, leggende e fiabe che lo descrivono, arrivando al cuore di quello che rappresenta.

Oggi vi presento una delle leggende su questo bel fiore, pensata e riscritta dalla abile e suggestiva mano della nostra Valeria De Domenico. In fondo al post c’è invece il link a una bellissima fiaba di Andersen che ha come protagonista questo fiore trasformista. Nei prossimi giorni pubblicherò anche due belle poesie, di quelle che piacciono a me, scritte da grandi poeti, ma proprio, proprio adatte anche ai bambini. Di Emily Dickinson e Walt Whitman. Ma prima della leggenda, qualche notizia botanica ed etimologica che ne chiarisce l’origine.

Fiori gialli come il sole, molto amati da api e insetti

Il Tarassaco (Taraxacum officinale) è un fiore perenne, tipico dei climi temperati e cresce spontaneamente ovunque: sul ciglio delle strade, ai margini dei campi coltivati, nei prati, in zone sia pianeggianti, che collinari e montuose, fino a un’altitudine di circa 2000 metri. Il Tarassaco è chiamato anche Dente di Leone, per la forma seghettata e dentellata delle sue foglie, o soffione, perché la sua infruttescenza crea sfere di semi leggeri che tutti i bambini, e non solo, amano soffiare via leggeri come fossero bolle di sapone di Madre Natura, ancora, piscialletto, per le sue proprietà diuretiche e anche ingrassaporci, perché arato con l’erba diventa cibo per gli animali. Tarassaco deriva dal greco “tarakè” che significa “scompiglio, turbamento” e da “akos” che significa “rimedio”, nome che gli fu dato dagli Apotecari alla fine del Medioevo a causa delle sue proprietà medicamentose. Fiorisce ogni anno in primavera, producendo dei bellissimi fiori gialli, molto resistenti e amatissimi dalle api, che ne succhiano il nettare da cui si ricava il pregiato miele di tarassaco. Nel linguaggio dei fiori, il Tarassaco simboleggia la forza, la speranza e la fiducia.

Durante il giorno ho guardato il Sole. È stupendo! Brilla in cielo come una biglia di fuoco giallo, che irraggia luce e forza. Mi ha fatto pensare a Te.
Oh, mi son detto, vorrei essere come il Sole!

Ecco la bella leggenda, pensata e scritta di nuovo per noi da Valeria De Domenico
Ringraziamo Laura che ce l’ha fatta conoscere, come altre storie e soprattutto alcune poesie presenti sul blog di mammaoca.
Avviso ai naviganti. Potete copiare la leggenda sui vostri siti e blog, avendo la delicatezza di citare autore e blog di provenienza, grazie.

Poi è arrivata la Notte, in cielo si é alzata la Luna. È bianca, sai? E perfettamente sferica. Veglia sul mondo nelle ore più buie con la premura di una madre e anche lei mi ha fatto pensare a Te.
Oh, mi son detto, vorrei essere come la Luna.

La leggenda del Fiore di Tarassaco o Dente di Leone o Soffione

Quando, in quel terzo giorno della creazione, ordinò alla Terra di produrre erbe e germogli e frutti, Dio ebbe subito la sensazione che queste sue verdi e vigorose creature, avrebbero potuto contenere e mostrare al mondo tutta la forza e la bellezza del Suo Creatore. Si chiese, però, se sarebbe stato sufficiente.
Lo tormentava il sospetto che l’Uomo, l’altra bizzarra creatura su cui da un po’ aveva messo la testa e che era sempre più deciso a plasmare con le sue stesse mani, avrebbe avuto un bisogno costante di vedere con i propri occhi la Grandezza di Dio nel creato. Bisognava circondarlo di Bellezza! Sommergerlo addirittura, con ondate di colore e profumo e forme stupefacenti! Quindi con un dei suoi proverbiali colpi di genio, Dio creò i fiori.

Ne gettò a pioggia sulla Terra e a ciascuno di essi chiese di che colore volesse essere.
Le margherite e le primule mostrarono sin da subito la loro timidezza e scelsero entrambe due tonalità di bianco, un colore discreto. Più vezzosi, i nontiscordardime optarono per un bel blu acceso e le violette per un lilla intenso. Prese dall’euforia le pensé scelsero l’indaco, il giallo, il nero, il magenta: non riuscendo a rinunciare a nessuno di questi colori, decisero che li avrebbero tenuti tutti, spargendoli sui petali, come un’esplosione di riso.
L’impresa si stava rivelando complicata, ma Dio non si scoraggiò e continuò a interrogare le sue nuove creature, certo che sarebbe riuscito a soddisfare le esigenze di tutti. Non perse la pazienza neppure quando toccò alla rosa, che era nata con un alto concetto di sé e pretese di poter sfoggiare tutte le sfumature di rosa, rosso, arancio e persino giallo, in momenti, luoghi e tempi diversi. Perché si sa, una signora indossa sempre l’abito adatto in ogni occasione.

Dio non vacillò neppure davanti all’esuberanza dei fiori tropicali, il quali si erano evidentemente convinti che nella vita, soprattutto se si vive in una giungla, é meglio non passare inosservati e scelsero i colori più brillanti che la fantasia di Dio potesse immaginare, costringendolo in alcuni casi ad esagerare.
A sera di quel terzo giorno di Creazione, Dio era piuttosto stanco, ma rimaneva ancora un fiore cui assegnare il colore: il Tarassaco, o Dente di Leone.
Anche a lui Dio chiese di che colore volesse essere, ma quello, nonostante avesse avuto molto tempo per pensarci, non aveva ancora deciso.
Dio se ne stupì perché sapeva che il tarassaco era una pianta semplice, abituata a stare nei campi e destinata a far da minestra ai contadini. Non era tipo da fare i capricci.

Di che colore desideri essere?” gli chiese di nuovo e quello rispose:
Ci ho pensato a lungo.” disse “Durante il giorno ho guardato il Sole. È stupendo! Brilla in cielo come una biglia di fuoco giallo, che irraggia luce e forza. Mi ha fatto pensare a Te.
Oh, mi son detto, vorrei essere come il Sole!
Poi è arrivata la Notte, in cielo si é alzata la Luna. È bianca, sai? E perfettamente sferica. Veglia sul mondo nelle ore più buie con la premura di una madre e anche lei mi ha fatto pensare a Te.
Oh, mi son detto, vorrei essere come la Luna.
Subito dopo, però, ho visto le Stelle: che meraviglia! Riempiono il cuore di speranza e ho pensato:
Ecco, vorrei essere come loro!

Dio era davvero colpito. Come avrebbe potuto deludere quella sua creatura, così capace di stupirsi della Bellezza del Creato? Con un’altra delle sue trovate, fece in modo che il fiore di Tarassaco fosse prima Giallo come il Sole, poi Bianco e rotondo come la Luna, e quando il vento lo accarezza (o un bimbo lo soffia!) si trasformasse in mille Stelle fluttuanti nell’aria, sulle quali ancora oggi è possibile esprimere desideri!

Poi è arrivata la Notte, in cielo si é alzata la Luna. È bianca, sai? E perfettamente sferica. Veglia sul mondo nelle ore più buie con la premura di una madre e anche lei mi ha fatto pensare a Te.
Oh, mi son detto, vorrei essere come la Luna.

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