UN ANNO DI FIABE. MAGGIO 2014
La Principessa Bella-Stella di Madame d’Aulnoy (1650-1705).
Illustrazioni di Walter Crane (1845-1915), pittore e illustratore inglese, considerato uno dei pionieri del Liberty.
Madame d’Aulnoy (1650-1705), scrittrice dalla vita “fosca e avventurosa”, si richiama a Tasso, Ariosto e anche alla tradizione medievale, sottopone i personaggi delle sue fiabe a incessanti peripezie, in racconti che si dipanano in molte pagine. La versione più comune di “Princess Belle-Etoile”, ad esempio, è assai rimaneggiata e tagliata, proprio per la sua lunghezza e, forse, perché il cuore del nostro tempo è troppo invecchiato e debole per poter sopportare tutte le incessanti peripezie dei personaggi. Peccato!! Perché si perdono pagine come quella iniziale di questa bellissima e complessa fiaba, se non altro assai preziose ed istruttive!!!
Pensavamo, noi donne modernamente illuminate e femministicamente liberate, di aver inventato oggi l’imprenditoria culinaria femminile o il catering o l’ultima frontiera della home cooking? Macché!!! Prima di Real Time, di MasterChef e di Benedetta Parodi, c’era quel genio di Principessa, le sue figlie, le sue peripezie, la sua intelligenza sveglia e laboriosa e il suo fornelletto d’oro.
Prima che sì Real Time le nomasse, c’erano le fiabe!!!
C’era una volta una principessa alla quale non restava altro, delle sue passate grandezze, che il suo baldacchino e l’astuccio delle sue posate: il primo era di velluto, ricamato di perle, e l’altro d’oro, ornato di diamanti. Li conservò più a lungo che poté, ma l’estrema indigenza a cui si vedeva ridotta la costringeva, di quando in quando, a staccare una perla, un diamante, uno smeraldo, e a venderli in segreto per sopperire alle spese di casa.
Ella era vedova, con a carico tre figlie molto giovani e leggiadre; capì che se le avesse tirate su nell’ambiente elegante e sfarzoso che si addiceva al loro rango, le fanciulle avrebbero, più tardi, sofferto ancor di più per la loro povertà. Decise quindi di vendere il poco che le restava e di andarsene lontana, insieme alle tre figliole, in qualche casa di campagna ove avrebbero speso in proporzione alla loro modesta fortuna.
Ma attraversando una pericolosa foresta, fu assalita dai ladri, e così non le rimase quasi nulla. La povera Principessa, più addolorata da quest’ultima disgrazia che non da tutte le precedenti, capì che ormai si doveva rassegnare a guadagnarsi la vita oppure a morire di fame. Nei tempi andati ella era stata un’esperta buongustaia, e sapeva fare eccellenti salsette; non andava mai da nessuna parte senza portarsi dietro un suo fornelletto d’oro, che i curiosi venivano a vedere anche di lontano. Quel che era stato un semplice divertimento, divenne ora per lei un mezzo di sussistenza. Prese stanza in una graziosissima casetta nei pressi di una grande città, e cominciò a prepararvi ottimi manicaretti; in quel paese si era alquanto golosi, e così in casa sua era un continuo via vai. In città non si parlava che della bravissima cuciniera, e a malapena le lasciavano il tempo di respirare. Nel frattempo, le sue tre figliole si facevano grandi, e la loro bellezza non avrebbe fatto meno scalpore delle famose salsette della nostra Principessa, se costei non le avesse tenute nascoste in una camera, da dove uscivano assai di rado.