Cinque in un baccello, di H.C. Andersen. Sul destino di ogni cosa

Cinque in un baccello, di Hans Christian Andersen. Versione integrale. Una fiaba su 5 piselli che se ne vanno nel vasto mondo può parlare di speranza, fede, destino? E un piccolo germoglio verde può far tornare la voglia di vivere, ed essere un segno divino?

Quale fiaba leggere, sdraiati nel lettone, stretti sotto il piumone, che fa freddo, una mamma e tre fratelli piccolini, anzi quattro perché la grande di sei anni vuole sentire una storia anche lei? Beh è naturale “Cinque in un baccello” di Hans Christian Andersen.
E dato che Andersen poteva far nascere storie e magie da tutto, ecco che qui ci racconta la storia di cinque piselli che se ne vanno nel vasto mondo e con loro andiamo anche noi partecipando del loro destino e alla fine sapremo di più sulla natura delle cose, delle persone e dei piselli, ma anche del male di vivere, e di fede e speranza.

Cinque in un baccello, di H. C. Andersen

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Cinque in un baccello, illustrazione di Alice Havers

C’erano cinque piselli in un baccello, erano verdi e anche il baccello era verde, e così credevano che tutto il mondo fosse verde, ed era proprio vero! Il baccello cresceva, e anche i piselli crescevano; si sistemarono secondo la conformazione della casa, mettendosi tutti in fila. Fuori il sole splendeva e scaldava il baccello; la pioggia lo rendeva chiaro. L’aria era tiepida e si stava bene, luce di giorno e buio di notte proprio come doveva essere. E i piselli diventavano sempre più grandi e pensavano sempre di più: se ne stavano sempre lì seduti, qualcosa dovevano pur farla!
«Dobbiamo restare qui per sempre?» si chiedevano «purché non diventiamo duri a star seduti così a lungo! Mi sembra quasi che ci sia qualcosa fuori di qui; ne ho la sensazione!»
E passarono le settimane; i piselli divennero gialli e anche il baccello si fece giallo. «Tutto il mondo diventa giallo!» dicevano, e potevano ben dirlo.
Poi sentirono uno scossone nel baccello; era stato strappato dalla pianta preso in mano e messo nella tasca di una giacca insieme a molti altri baccelli ancora pieni.
«Tra poco ci apriranno!» esclamarono, e si misero a aspettare.
«Ora mi piacerebbe sapere chi di noi andrà più lontano!» disse il pisello più piccolo. «Già, si saprà presto!»
«Accada quel che deve accadere!» disse il più grande.
Crash! il baccello fu aperto e i cinque piselli rotolarono fuori alla luce del sole; erano nella mano di un bambino che li teneva sul palmo, dicendo che erano dei bei piselli e che andavano proprio bene per la sua cerbottana. Subito un pisello fu messo nella cerbottana e fu sparato lontano.
«Ora volo nel vasto mondo! Mi segua chi può!» ed era scomparso.
«Io invece» esclamò il secondo «volerò fino al sole; è un vero baccello e mi si addice proprio!»
E fu lanciato anche lui.
«Dovunque arriveremo, ci metteremo a dormire» dissero gli altri due «ma avanzeremo anche noi!» e subito rotolarono sul pavimento prima di finire nella cerbottana, ma poi venne anche il loro turno. «Andremo più lontano di tutti!»
«Accada quel che deve accadere!» esclamò l’ultimo che venne sparato in aria, volò contro una vecchia assicella che si trovava sotto la finestra di una mansarda, e s’infilò proprio in una fessura dove c’erano muschio e terra umida. Il muschio gli si richiuse sopra; era nascosto ma non era stato dimenticato da Nostro Signore.
«Accada quel che deve accadere!»

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Cinque in un baccello, illustrazione di Alice Havers 

In quella piccola mansarda abitava una povera donna che di giorno andava a pulire le stufe, a tagliare la legna e a fare lavori pesanti, perché era forte e piena di volontà, ma sempre povera rimaneva. In casa, nella cameretta, c’era anche la sua unica figlia, una adolescente delicata e gracile; da un anno intero era a letto e non voleva né vivere né morire.
«Andrà dalla sua sorellina!» diceva la donna. «Avevo due figlie, era troppo faticoso mantenerle entrambe, e così Nostro Signore le ha divise con me e se ne è presa una; ora io vorrei tenere quest’unica che mi è rimasta, ma lui non vuole tenerle separate e così lei andrà a raggiungere la sorellina.»
Ma la fanciulla rimase. Se ne stava a letto immobile e paziente per tutto il giorno, mentre la madre era fuori per guadagnare qualcosa.
Era primavera, e una mattina presto, mentre la madre stava andando al lavoro e il sole splendeva chiaro attraverso la finestrella e si posava sul pavimento, la fanciulla malata guardò attraverso il vetro più basso.
«Che cos’è quel verde che spunta dietro il vetro? Si muove col vento!»
La madre andò alla finestra, e la aprì. «Oh!» esclamò «è un piccolo pisello che ha messo fuori delle foglioline verdi. Come avrà fatto ad arrivare in quella fessura? Adesso hai un giardinetto da guardare!»
Il letto della malata fu spostato più vicino alla finestra, così poteva vedere il pisello che germogliava; e la madre andò al lavoro.
«Mamma, credo che guarirò!» disse la bambina alla sera. «Il sole oggi era così caldo su di me. Il pisello cresce proprio bene, e anch’io voglio crescere e uscire al sole.»
«Se solo fosse così!» esclamò la madre, ma non lo credeva possibile; intanto però a quel verde germoglio che aveva donato alla bambina la voglia di vivere mise un bastoncino, perché non venisse spazzato dal vento. Legò un filo dall’assicella alla finestra così che il gambo del pisello avesse qualcosa a cui appoggiarsi e arrampicarsi, crescendo; e così infatti fece, e di giorno in giorno cresceva a vista d’occhio.

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«Oh, sta mettendo i fiori!» disse un mattino la donna, e ora anche lei ebbe la speranza e
la fede che la fanciulla malata guarisse. Pensò che in quel periodo la bambina aveva parlato più vivacemente. Le ultime mattine si era alzata sul letto da sola ed era rimasta seduta a guardare con occhi splendenti il suo orticello di piselli con un pisello solo. La settimana successiva per la prima volta la malata restò alzata per più di un’ora. Felice si sedette al sole, con la finestra aperta, e fuori c’era un fiore bianco e rosso di pisello completamente sbocciato. La fanciulla piegò la testa e baciò con delicatezza quei petali lievi. Quel giorno era come un giorno di festa!

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Cinque in un baccello, illustrazione di Edna F.Hart

«Nostro Signore in persona lo ha piantato e lo ha fatto crescere, per dare a te gioia e speranza, bambina benedetta, e anche a me!» disse la madre felice, e sorrise al fiore come se fosse un angelo del Signore.

E che ne è stato degli altri piselli? Quello che volò nel vasto mondo: «Mi segua chi può!» cadde sulla grondaia e finì nel gozzo di un piccione, e lì rimase come Giona nella balena.
I due pigri fecero la stessa fine, anche loro furono mangiati dai piccioni, e questo significa essere utili in modo concreto. Il quarto, che voleva raggiungere il sole, cadde nella fogna e restò per molti giorni e settimane nell’acqua stagnante, gonfiandosi tutto.
«Divento così bello grasso!» diceva il pisello. «Sto per scoppiare e non credo che nessun pisello abbia mai fatto altrettanto. Sono sicuramente il più notevole dei cinque che erano nel baccello!»
E la fogna lo approvò.
Alla finestra della mansarda stava la fanciulla con gli occhi scintillanti e con il colore della salute sulle guance; congiunse le manine delicate sul fiore del pisello e ringraziò Nostro Signore per averglielo dato.
«Per me» esclamò la fogna «il mio è il migliore!»

Utile

 

 

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