A cosa dovrebbe giocare MammaOca il giorno di Natale? Ovvio, al dilettevole giuoco dell’Oca, con tanto di segnalini iper-moderni e regalini riciclati. O forse a Tombola? E voi, a cosa giocate il pomeriggio del giorno di Natale?
di Valeria
Gioco dell’Oca, Tombola, Mercante in Fiera: a Natale si torna a giocare con tabelloni, carte, segnalini e dadi. I giochi da tavolo hanno attraversato i secoli, trascinandosi dietro leggende, simboli, riti, grafiche suggestive e qualche filastrocca. Per generazioni di bambini sono stati come cortili di carta, nei quali imparare a parlare, a contare e a camminare lungo il percorso a tappe della vita.
Quando alcuni giorni fa ho ritrovato una vecchia guida (o, come le chiamano adesso, runner) con su stampato il Gioco dell’Oca, ho pensato subito a MammaOca.
L’ho disposta sul tavolo della sala, senza fare commenti, fin quando qualcuno, il più nanerottolo della casa, non ci ha fatto caso e abbiamo deciso di provare a giocare. Per segnalini dei moderni PJ Mask. I dadi, spaiati, li abbiamo racimolati sul fondo di un cassetto.
E via, con la casella dell’oca che ti rimanda indietro di quanto indicano i dadi, il ponte che ti fa miracolosamente balzare in avanti, la prigione che ti tiene fermo due giri e l’infido labirinto che ti ripiomba all’inizio del percorso, per non parlare dell’oca che cade e ti costringe a ricominciare daccapo!
Conquistati! Dal più piccolo, che si esercita a fare i conti e a non fare una tragedia se perde, ai più grandi, che sembra non stessero aspettando altro che una scusa per fare qualcosa di molto infantile.
E poi la scoperta: il Gioco dell’Oca ha davvero a che fare con MammaOca, perché fu inventato sul finire del XVI secolo da uno dei Medici (alcune fonti parlano di Ferdinando altre del fratello Francesco, appassionato di alchimia), che regalò una copia del “dilettevole giuoco dell’Oca” al reggente di Spagna Filippo II, si diffuse in tutta Europa, entrando nell’immaginario collettivo come un passatempo familiare e rilassante, e contribuì a creare il personaggio archetipico di un’oca antropomorfa, che raccoglieva i bambini intorno al focolare per raccontare loro le storie. A questo personaggio Charles Perrault si ispirò quando dovette dare un titolo alla sua raccolta di fiabe, che inaugura il genere. E MammaOca, per inventarsi un nome, si ispirò a Charles Perrault, più di 20 anni orsono…
Alla pratica popolare di questo gioco, la scrittrice Mití Vigliero riconduce, infine, anche una filastrocca, nota in tempi recenti soprattutto per esser stata musicata, modificandone il testo, da Fabrizio De André.
A noi piace molto, quindi eccola!
La donnina che semina il grano
volta la carta e si vede il villano.Il villano che zappa la terra
volta la carta e si vede la guerra.La guerra con tanti soldati
volta la carta e si vede i malati.I malati con tanto dolore
volta la carta e si vede il dottore.Il dottore che fa la ricetta
volta la carta e si vede Concetta.La Concetta che fa i brigidini
volta la carta e ci sono i bambini.I bambini che van per i campi
volta la carta e si vedono i lampi.I lampi che fanno spavento
volta la carta e si vede il convento.Il convento con frati in preghiera
volta la carta e si vede la fiera.La fiera con burle e con lazzi
volta la carta e si vedono i pazzi.I pazzi che cantano a letto
volta la carta e si vede lo spettro.Uno spettro che appare e va via
volta la carta e si vede Lucia.Lucia che fa un vestitino
volta la carta e si vede Arlecchino.Arlecchino che fa gli sgambetti
volta la carta e ci sono i galletti.I galletti che cantano forte
volta la carta e si vede la Morte.La Morte che falcia la gente
volta la carta e non si vede più niente.