L’Ickabog, di J.K.Rowling. Tanto talento e qualche insidia

L’Ickabog, di J.K.Rowling. Lo straordinario talento della scrittrice mostra però qualche insidia, (ma le abbiamo rilevate solo noi?). Il grande e strambo mondo delle fiabe, il regno di Feeria, è popolato da strani personaggi e assurde vicende, immaginati dalla fantasia di autori che risentono certo del tempo in cui vivono, ma ha anche leggi ferree, una delle quali è “non confondere le carte in tavola e neppure le menti”, e così ecco quel che pensiamo del libro della Rowling, il racconto (e non la fiaba) dell’Ickabog

di Valeria De Domenico, Penna Pungente
Come dicono i booktuber seri, quelli da 16.000 iscritti, questo post contiene spoiler. A differenza della maggior parte dei booktuber da 16.000 iscritti, però, noi non possiamo ringraziare la casa editrice per averci inviato la copia omaggio del libro di cui stiamo per parlare, perché L’Ickabog di J. K. Rowling ce lo siamo comprate da sole, quindi ci sentiamo libere di dire ciò che realmente pensiamo.

Un bel po’ di bene, per essere precisi, ma anche un certo numero di cose che ci hanno convinte meno.

Cominciamo dalla sua genesi.
Pare che la Rowling abbia scritto o meglio inventato il libro mentre lo raccontava ai figli prima di metterli a dormire, negli stessi anni in cui scriveva Harry Potter e l’abbia tirato fuori durante il primo lockdown che come ben sappiamo é stato occasione per molti di compiere atti di coraggio dalle conseguenze non sempre rilevanti.
L’Ickabog è stato editato e proposto a puntate ai bambini inglesi tramite i social per aiutarli a passare il tempo in quarantena. Il sistema ha suggerito successivamente di lanciare un concorso per illustrare il racconto e nell’edizione cartacea di ciascuno paese (i cui diritti sono stati ceduti per iniziative in favore delle vittime del Covid) é possibile trovare le illustrazioni realizzate dai bambini del posto. Questo particolare, aggiunto al design e alla sovracopertina con dettagli dorati, fa del libro un oggetto molto accattivante.

Alto come due cavalli, occhi infuocati, artigli affilati come rasoi. L’Ickabog, di J.K.Rowling, è arrivato


Andiamo al contenuto.
Su Amazon l’ultimo libro della Rowling é suggerito come lettura per i bambini dai 6 anni in su. Mi sento di dissentire e non solo perché il lungo racconto contiene vari piani di lettura, alcuni dei quali decisamente inarrivabili per bambini sotto i dieci anni, ma soprattutto perché nasconde parecchie insidie.
Sulla scrittura c’é poco da dire: J. K. Rowling si fa leggere! La mamma di Harry Potter dimostra ancora una volta il suo straordinario talento nel costruire vicende complesse e magistralmente congegnate e sopratutto nel dar vita a personaggi che sembrano nascere e svilupparsi con naturalezza, hanno una tridimensionalità leggera e soprattutto, pur disperdendosi nel labirintico fluire degli eventi, nel finale vengono ripresi con cura, uno per uno, e risolti, con ordine e alto senso di giustizia…
Proprio questo “senso di giustizia”, però, in questo caso crea qualche problema alla nostra scrittrice.

Andiamo per ordine.
Cornucopia è un regno prospero e felice, governato però da un sovrano vanesio e sciocco che si lascerà facilmente ingannare dai suoi due consiglieri, i quali, per coprire la propria sventatezza e per prendere il controllo del paese, convincono tutti che il leggendario Ickabog, mostro delle paludi, esiste davvero ed è responsabile di tutti i mali che si abbattono su Cornucopia, non ultimo l’onerosa tassa sull’Ickabog necessaria per coprire le spese straordinarie per difendere le città del regno dalla minaccia del mostro.
I due consiglieri mascalzoni saranno pian piano costretti a costruire un castello di bugie colossale, pur di non cedere i privilegi acquisiti: il popolo non deve smettere di aver paura e non deve sapere fino a che punto il nuovo regime stia impoverendo il paese.

Confesso che la sensazione di trovarmi di fronte a un’allegoria fantastica della crisi sanitaria globale in corso mi ha tormentata per gran parte della lettura e non l’ho del tutto superata nemmeno adesso.

C’era una volta una minuscola nazione chiamata Cornucopia, da secoli governata da una lunga stirpe di re dai capelli biondi. Ai tempi della nostra storia il re si chiamava Teo il Temerario. Il ‘Temerario’ l’aveva aggiunto lui la mattina dell’incoronazione, in parte perché stava bene con ‘Teo’, ma anche perché una volta era riuscito a catturare e uccidere una vespa tutto da solo, se non contiamo i cinque valletti e il lustrascarpe.

Un altro fattore di disturbo credo siano i morti.
La narrativa per l’infanzia é tradizionalmente piena di morti e soprattutto fondata sul personaggio dell’orfano. In questo caso però i protagonisti vedono morire il proprio padre o la propria madre all’improvviso e in modo violento nel corso della storia. Si tratta di personaggi cui il lettore ha avuto il tempo di affezionarsi, ne sta seguendo le vicende immedesimandosi totalmente e siccome la cosa si ripete più volte, si crea un’atmosfera di incertezza.
Incertezza e dubbio. Perché la Rowling ha un bel parlare di speranza, ma a un certo punto introduce il concetto che la stirpe umana discenda direttamente da Odio e Astio, due Ickabog vissuti in un remoto passato e questo getta l’ombra di un marchio indelebile sugli uomini. (Lo fa con una canzone, di quelle che si cantano di padre in figlio, di quelle che rimarranno nella memoria collettiva per sempre, soprattutto se registrate su Audible e cantate con voci e musiche suadenti in tutte le lingue del mondo. The Ickabog song ).
È difficile pensare che i figli nientemeno che di Odio e Astio possano avere speranze! Sul finale, poco prima di salutare, la stessa autrice si rende conto di aver forse esagerato e rispetto a questa affermazione dichiara di non essere del tutto sicura che le cose siano andate così…

Intanto però ha ben dimostrato che se uno quando nasce si sente amato, é altamente probabile che maturi sentimenti di gentilezza e altruismo, se invece sperimenta da subito il disprezzo e la violenza, farà a sua volta molta fatica ad amare. Come mettere insieme le cose? Introducendo un altro concetto chiave, quello dell’Educazione (che non coincide con la Redenzione, sia chiaro), la quale può in qualche modo rendere gentile chiunque, persino l’ultimo perfido Ickabog, e pare abbia il vantaggio di poter essere impartita da chiunque, persino dal re sciocco che nel frattempo si è reso conto dei propri errori e nel suo piccolo cerca di rendersi utile alla comunità.
Non ci resta che sperare che il trucco funzioni anche per la progenie di Odio e Astio, altrimenti non so proprio come potremo uscirne!

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