La passeggiata improvvisa, di Franz Kafka. Ai nostri ragazzi, alla libertà inattesa e agli amici.
Il primo racconto in questo nuovo anno è dedicato ai nostri ragazzi, delle medie, del liceo, dell’università, decidete voi. Ai nostri ragazzi che vogliamo normalizzati alla dad, ai computer, ai telefonini, ai social e a due metri quadri di vita.
Ma … (non trovate che in un ma, che ci è sempre stato un po’ sulle palle per via di quella sua pretesa di contrapporsi sempre, ci sia invece un che di vivo e nobile in questi momenti!!) la potenza dell’uomo è tutta nella libertà che può esercitare anche in decisioni banali e che concentrano in sé la potenza di scelte definitive.
È vero, ci si può abituare a tutto, starsene in casa, al calduccio, ti giri e dormi, ti giri e fai scuola, ti giri e mangi, senza mai spostarti da quel metro quadrato. Comodo, comfort zone si dice nel moderno vocabolario borghese che si spera sparisca con il covid, comfort permanente e permeante. Ma…(che bello il tuo suono MA) … Ma, cos’è quel fastidio che si appoggia allo sterno e ti rende quasi difficile il respiro, e la giornata che segue il respiro, quel disagio improvviso lo chiama Kafka, il genio che vede più in là di noi e ci descrive in questo brevissimo racconto. Ci descrive, descrive noi in questa chiusura obbligata e nella sempre desta e continua possibilità di decisione. Innalzarsi alla “nostra vera figura” è una questione che riguarda qualsiasi nostra banale, banalissima scelta… e gli amici. Forza ragazzi!!
P.S. Senza svelare nulla del racconto, in questo momento di coprifuoco, meglio astenersi dal seguire alla super-lettera alcune scelte 🙂
Forza ragazzi!!
La passeggiata improvvisa (Der plötzliche Spaziergang)
di franz
per i giorni di feste, e gli altri, per non dimenticare gli amici
Quando la sera sembra ci si sia definitivamente risolti a restare a casa, si è indossata la veste da camera, dopo cena si siede al tavolo illuminato e si è iniziato un qualche lavoro o gioco, concluso il quale d’abitudine si va a dormire, quando fuori c’è un tempo ostile che rende naturale il rimanere a casa, quando ormai si è rimasti fermi così a lungo accanto al tavolo che l’andarsene non potrebbe che suscitare la sorpresa generale, quando le scale sono già buie e il portone sbarrato, quando ora, nonostante tutto, ci si alza presi da un disagio improvviso, ci si cambia la giacca, si ricompare subito vestiti per uscire, si dichiara di dovere andare, e lo si fa senz’altro dopo essersi brevemente accomiatati, si pensa, giudicando dalla rapidità con cui la porta è stata sbattuta, di essersi lasciati alle spalle più o meno contrarietà, quando ci si ritrova in strada, con membra che rispondono con particolare mobilità alla libertà inattesa che si è loro procurata, quando per quest’unica decisione si sente raccolta in sé ogni capacità di decisione, quando con evidenza maggiore del solito si comprende che, più che il bisogno, si ha la forza di operare e sopportare facilmente il cambiamento più repentino, e quando si cammina così per le lunghe vie – allora, per quella sera, si è usciti del tutto dalla propria famiglia, che s’allontana nel nulla, mentre noi, saldissimi, neri per l’assoluta nettezza dei nostri contorni, battendo con le mani dietro le cosce, ci si innalza alla nostra vera figura.
Tutto si rafforza se, a quell’ora di notte, si va a trovare un amico, per vedere come sta.

- MammaOca ha già parlato di Kafka e di un bellissimo libro illustrato, per bambini. E così spero di te, di Didier Lévy e Tiziana Romanin. Una bambola scomparsa, una bambina in lacrime e uno scrittore (tra i più grandi di sempre) capace di ridarle speranza grazie al potere delle parole. Una storia magica ispirata a un episodio realmente accaduto a Franz Kafka.
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