Calendario d’Avvento 4 dicembre. La culla di Bo-Bossu, di Ruth Sawyer. Parte #4/5


SANTO NATALE 2025
CALENDARIO DELL’AVVENTO
OGNI GIORNO UNA STORIA

4 DICEMBRE
PRIMA STORIA, PARTE #4/5
LA CULLA DI BO-BOSSU
di RUTH SAWYER
la trovate in Aspettando Natale 2

riprendiamo da dove siamo arrivati ieri.
Se non manteneva la promessa fatta alla Madonna, come avrebbe potuto farsi perdonare questa offesa? Quale scusa trovare? Quale bugia inventare? Poi, non aveva nemmeno un minuto di tempo per andare fino alla cattedrale a parlare con la Madonna.

Il 24 dicembre, come facevano tutti a Saint-Malo, Penhoël, “il vecchio”, fece smettere il lavoro molto prima del solito e tutti gli apprendisti se ne andarono a casa per mettere i loro abiti di festa e aspirare tutti gli odori appetitosi che si sprigionavano dalle cucine, nelle quali fervevano i preparativi per il cenone di Natale. Tutti gli apprendisti all’infuori di uno, naturalmente: quest’ultimo era infatti Bo-Bossu, che si affrettò a tirare il catenaccio. Subito dopo prese la culla dal suo nascondiglio e si avvicinò alla finestra che dava ad occidente, dove la luce del sole sarebbe rimasta più a lungo che altrove. Era un chiarore molto fievole: il sole stava già tramontando e c’era forse della neve nell’aria. Febbrilmente, il piccolo gobbo si mise al lavoro, cercando di sbrigarsi il più presto possibile. L’angelo che era già stato tutto scolpito, aveva la bocca atteggiata in modo che si capisse che era sul punto di cantare: “Alleluia“.

Ora il fuoco che non scaldava mai troppo bene il cantiere, si era spento del tutto e Bo-Bossu vedeva il suo fiato tramutarsi subito in un bianco vapore, quando respirava. Le sue mani erano ghiacciate e rattrappite e non riusciva a muoverle. Gli sembrava di non aver mai tenuto un attrezzo in mano in vita sua e che mai sarebbe stato capace di servirsi delle sue dieci dita.
Intanto, il buio si faceva sempre più fitto. Bo-Bossu lanciò uno sguardo ad occidente, posò un momento gli attrezzi per soffiare sulle mani gelate e stirarsi un po’, dato che aveva forti crampi alla schiena e alle gambe. Subito dopo si rese conto che non ci si vedeva più. Era inutile tentare di finire la culla: era troppo tardi ormai. Il suo dolore era così grande che non udì la porta che si apriva dolcemente e un rumore di passi vicino a lui. Solo quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla, Bo-Bossu tornò in sé.
– Dammi il tuo scalpello – disse una voce vicino a lui. Tu hai già lavorato tanto: riposati ora, prenderò io il tuo posto.
Il piccolo gobbo si voltò. Di fronte a lui c’era un bambino della sua età, più alto di lui naturalmente, perché non era gobbo. Portava una tunica che gli arrivava fino alle caviglie e Bo-Bossu, in un primo momento, lo prese per un giovane monaco. Ma la tunica era azzurra, azzurra come gli occhi del bambino, azzurra come i mirti delle brughiere. Una strana cintura di metallo gli cingeva la vita ed i suoi capelli erano dorati come la fiamma delle candele. A Bo-Bossu sembrò che quei capelli emanassero la stessa luce delle candele ed infatti il cantiere non era più al buio, come qualche minuto prima. I due ragazzi si guardarono a lungo, uno di fronte all’altro: il povero gobbo e il bel bambino dai capelli biondi. Infine, Bo-Bossu chiese:
– Ma sai scolpire? Ci vedrai bene?
– Sì, te l’assicuro. Riuscirò a finire, non preoccuparti. Sei molto stanco, dormi un po’.
Pieno di stupore, non sapendo nemmeno lui come potesse affidare ad un altro un compito così importante, così sacro, Bo-Bossu si lasciò cadere sul giaciglio e si addormentò di botto.
… finiamo la storia domani.

Trovate, giorno dopo giorno dall’1 al 25 dicembre, tutte le storie del Calendario a questa pagina:

Tutto quello che potete leggere sul blog su Aspettando Natale volume 2

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