Domenica delle Palme. Tra le leggende legate alla Santa Pasqua questa è la più bella e oggi è proprio il giorno in cui la si ricorda. E oggi (20 marzo 2016 con un aggiornamento) è anche Primavera.

La leggenda dell’ulivo (e della palma)
Una volta gli ulivi erano gli alberi più alti e dritti del bosco, invece ora sono piccoli, bassi, tutti storti, e crescono pochissimo. Perché sono tutti storti gli alberi dell’ulivo? Li conoscete anche voi, ogni albero è una scultura, li vedete bassi, pieni di fronde, si godono il calore del sole e poi hanno quei meravigliosi loro frutti, le olive. Vedete tutto quel verde argento punteggiato di nero abbracciato dal cielo azzurro?
Ed ecco la leggenda che hanno scritto tanto tempo fa sull’ulivo.
Quando dovevano mettere in croce Gesù, il sommo sacerdote Caifa mandò a cercare due lunghe e robuste travi di legno per la croce del Nazzareno. Nel bosco il vento sparse la voce di questa ricerca, le palme tremarono dalla paura, non volevano essere il legno buono per la croce, persero le lunghe foglie e si svuotarono nell’interno, gli incaricati le esaminarono e le scartarono. E loro erano felicissime di non poter essere state utili e iniziarono a far danzare le loro foglie col vento. Allora quegli uomini si diressero verso l’uliveto, vi ho già detto che gli ulivi erano gli alberi più alti e dritti del bosco! Nel vederli arrivare uno per uno furono assaliti da un dolore immenso, nessun albero voleva fare una cosa così atroce, non volevano essere loro il legno della croce, volevano morire, volevano sradicarsi dalla terra e dal dolore si attorcigliarono su se stessi, si strapparono le viscere, volevano sprofondare e nascondersi alla vista di tutti, non volevano essere complici dell’uccisione del Figlio di Dio. Si ridussero a delle forme rattrappite, storte, si piegarono e torsero talmente tanto che i rami si spezzarono, e il tronco si piegò spaccando la corteccia. Allora gli uomini, nel vedere quei mostri di alberi ne furono quasi spaventati e se ne andarono. Proseguirono la loro ricerca in un’altra foresta poco distante, una foresta di faggi e querce e fu proprio una grande quercia a dare il legno per la croce. Gli ulivi furono felici e dalla felicità piansero. Le lacrime si tramutarono in piccole gocce, chiamate olive, buone per tante cose, per nutrire, per alleviare, per abbellire, per dar la benedizione ai morenti. E’ il dono fatto loro dal Padre Creatore per essersi rifiutati di diventar complici dell’uccisione di Suo Figlio Gesù.
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Una risposta a "La leggenda dell’ulivo (e della palma). Domenica delle palme"