Il pettirosso, di Enrico Pea. Poesia e leggenda della S.Pasqua

Il pettirosso, di Enrico Pea. Una grande e imprevista scoperta, una bellissima poesia per tutti, perfettamente adatta a questi tempi e ad essere imparata a memoria, anche dai bambini, piena di delicatezza, natura, speranza, canto, … e mistero. Alcuni versi di questa poesia richiamano una delle più note leggende della S. Pasqua.

Dedicata a G.K.Chesterton che 100 anni fa, 4 aprile 1920, decideva di convertirsi alla chiesa cattolica. So che non tutti vedranno l’accostamento fisico tra il nostro cavaliere preferito e il piccolo pettirosso, ma io sì e sicuramente anche lui e, conoscendolo, starà ridendo.

L’esordio è subito un’immersione nella natura e in quel che suscita, in particolare il poeta guarda gli animali, e, tra loro, il piccolo pettirosso, e forse si affida a quel pensiero evangelico, Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. che trasforma in versi chiari e belli nella loro disarmante semplicità:
Il pettirosso ch’è innocente e bello
sa che la Provvidenza lo sostenta,
Una poesia che passa attraverso la sopravvivenza, il dolore e la speranza di un uccellino, per parlare della nostra vita, e della tristezza che non finisce in disperazione. E quel piccolo pettirosso che porta nelle piume rosse sul petto le “insegne di Cristo” , e forse il poeta intende un po’ anche noi, è lì sicuro della Provvidenza anche nell'”annata magra”, e l’aspetta. Con fede, speranza e con la carità del canto.
sicuro aspetta, spera, crede e canta,
si specchia al cielo che gli pare suo!

… per non parlare del mistero delle parole. Ho letto che Enrico Pea aveva un suo linguaggio particolare su cui si sono anche fatti degli studi. Lo dico solo perché si aprono le scommesse su cosa voglia dire “il vento stentegna il suo ricetto“. Anche se il mistero del significato non toglie nulla alla bellezza e musicalità delle parole,

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Poesie di Pasqua: Il Pettirosso

Il pettirosso, ch’è di me più saggio,
non si lamenta se il raccolto è scarso.
se la neve ha coperto le campagne,
se l’acqua s’è gelata alla sua sede
e se il vento stentegna il suo ricetto.
Dopo l’annata magra ecco che viene
l’abbondanza nell’aria e dopo il verno
il ruscello ricanta, il vento è brezza,
al pettirosso dolce ninna nanna.
Il pettirosso ch’è innocente e bello
sa che la Provvidenza lo sostenta,
sa che chi pate è poi racconsolato,
conosce il sangue, il pianto e la speranza
come ogni creatura che si lagna,
ma non conosce la disperazione.
Il pettirosso che porta le insegne
di Cristo sul candore del suo seno,
che fu presente al pianto di Maria
quando la terra si coprì di nubi,
l’augellino prescelto a colorirsi
d’una stilla di sangue di Gesù,
vive, paziente, d’ogni Provvidenza,
sicuro aspetta, spera, crede e canta,
si specchia al cielo che gli pare suo!

pettirosso che canta

e questa è la leggenda, che ho già pubblicato, richiamata in questa poesia.

LA LEGGENDA DEL PETTIROSSO

Gesù era sulla Croce. Le spine della corona che stringeva la fronte si conficcavano nelle sue bianche carni facendo uscir grosse gocce di sangue. Un uccellino, che volava poco distante, vedendo la sofferenza di Gesù, sentì tanta pietà per Lui. Gli si avvicinò con un leggero bisbiglio. Cosa disse l’uccellino? Forse rivolse a Gesù tenere parole di consolazione, o forse pianse con lui. Poi tentò di portargli aiuto e col becco tolse alcune di quelle spine che lo torturavano. Le piume dell’uccellino caritatevole, che erano da sempre grigie, si macchiarono di rosso. Dio donò a quell’uccellino quelle piume, le “insegne di Cristo” per sempre, come prova dell’amore e della compassione che aveva avuto per Gesù. Da quel momento gli uomini lo chiamarono pettirosso. Ancora oggi tutti gli uccellini che appartengono alla famiglia dei pettirossi hanno sul petto qualche piumetta sanguigna.

pettirosso

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2 risposte a "Il pettirosso, di Enrico Pea. Poesia e leggenda della S.Pasqua"

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