“Dire che era un angelo farebbe ridere. Ma non si può dire nondimeno che fosse un cane come gli altri”. Con queste parole parlò Don Bosco di quel cane, il Grigio, che appariva misteriosamente per aiutarlo.
Molte persone possono parlare di atti eroici compiuti da animali da compagnia in difesa del loro padrone, alcuni mettono in guardia da possibili incidenti, altri addirittura percepiscono malattie.
Alcuni santi hanno vissuto la piena comunione con tutto il creato, con la natura e gli animali, “Laudato sii mi Signore per tutte le tue creature” scrive san Francesco, e certo ricordiamo il “suo” lupo, san Rocco è sempre raffigurato con il cane che lo salvò, anche nella storia di Tobia e l’Angelo, di cui abbiamo raccontato, un cane si accompagna sempre all’angelo Raffaele.
- Anche don Bosco ha avuto un cane, che chiamò il Grigio, che appariva misteriosamente per difenderlo, e allo stesso modo scompariva, che ri-apparve dopo 32 anni, giovane come un tempo, e che, cosa ancor più incredibile, riapparve, tale e quale, nel 1959, per accompagnare l’urna del santo di ritorno da Roma, parole e immagini del signor Renato Celato, autista e salesiano, e del cardinal Bertone che riporta il fatto.
Non so se dico un’eresia, ma, dato che gli aggettivi che più si ripetono nelle cronache della storia del cane Grigio e don Bosco sono: incredibile, misterioso, provvidenziale, sorprendente, o per lo meno strano, e passare un cane per Angelo Custode pare troppo, mi viene in mente che nella definizione del catechismo della chiesa cattolica gli angeli vengono descritti come esseri spirituali, per cui penso che si possano manifestare nel modo che Dio ritiene più opportuno.
- Non ci resta che guardare i fatti, solo i fatti successi. E farli raccontare dallo stesso don Bosco che, nel libro Memorie dell’Oratorio, che papa Pio IX, con celeste lungimiranza, gli chiese di scrivere, descrive la storia dei primi quarant’anni della sua vita. Trovate il libro, che vi consiglio tantissimo di leggere, qui.

Con una premessa sui motivi della nascita dll’Oratorio, che spiega gli avvenimenti successivi:
Prete da poco, dopo aver iniziato a visitare i carcerati ed aver visto un gran numero di ragazzi tra i 12 e i 18 anni, “umiliati fino alla perdita della propria dignità”, completamente abbandonati a se stessi, per cui appena usciti tornavano dietro le sbarre, cercando il modo per poter aiutarli, l ’8 dicembre 1841, con Bartolomeo Garelli, di anni 16, orfano, analfabeta, ragazzo trovato in sacrestia, abbandonato a se stesso, don Bosco comincia “il piccolo Oratorio”. L’idea iniziale è presto delineata “raccogliere soltanto i ragazzi più esposti al pericolo di rovinarsi, specialmente quelli usciti dalle carceri”. Tuttavia “per avere una base di ordine e di bontà, invitai all’ Oratorio anche altri ragazzi istruiti e di buona condotta. Questi mi davano una mano nel conservare un po’ di ordine, e mi aiutavano a far lettura e a eseguire canti sacri. Mi accorsi fin dall’inizio, infatti, che senza canti e senza libri di lettura divertente, le nostre riunioni festive sarebbero state un corpo senz’anima.”
Incredibile la nascita dei nostri Oratori! E quanti preti ho conosciuto che hanno seguito questa strada!
Per riassumere, che, se volete conoscere la storia nei dettagli di fatti incredibili e quotidiani dovrete leggere le sue Memorie, la fama che circondava don Bosco gli era costata minacce e aggressioni , “brutti scherzi” li chiama lui, sia da parte di chi trovava sempre meno ragazzi da adescare per le strade di Torino, sia da parte di gruppi massonici e di sette evangeliche piemontesi che non vedevano di buon occhio l’impegno fortemente cattolico del sacerdote.
Ma ecco la storia dell’apparizione provvidenziale del cane Grigio raccontata dallo stesso don Bosco.

Il cane Grigio è stato oggetto di molte discussioni e di varie supposizioni. Non pochi di voi l’hanno visto e anche accarezzato. Ora io lascio da parte le strane storie che si raccontano su questo cane, ed espongo ciò che è la pura verità. I frequenti brutti scherzi da cui ero preso di mira mi consigliavano a non camminare da solo nell’andare e venire dalla città di Torino. A quel tempo l’ospedale psichiatrico era l’ultimo edificio della città. Di lì, scendendo verso l’Oratorio, c’era un lungo tratto di campagna ingombra di cespugli e di acacie. Una sera oscura, piuttosto sul tardi, venivo a casa solo soletto, non senza un po’ di paura, quando mi vidi accanto un grosso cane che a prima vista mi spaventò. Ma non ringhiò contro di me, anzi mi fece le feste come se fossi il suo padrone. Abbiamo fatto amicizia e mi accompagnò fino all’Oratorio. Ciò che avvenne quella sera si ripeté molte altre volte.
Posso dire che il Grigio mi ha aiutato parecchie volte in maniera straordinaria. Esporrò alcuni fatti. Sul finire del novembe 1854, una sera nebbiosa e piovosa, venivo solo dalla città. Per non percorrere un lungo tratto disabitato, discendevo per la via che dal santuario della Consolata porta all’Opera del Cottolengo. A un tratto mi accorsi che due uomini camminavano a poca distanza da me. Acceleravano o rallentavano il passo ogni volta che io acceleravo o rallentavo. Tentai di portarmi dalla parte opposta per evitare di incontrarli, ma essi lestamente si riportarono davanti a me. Provai a tornare indietro, ma era troppo tardi: con due balzi improvvisi, in silenzio, mi gettarono un mantello sulla testa. Mi sforzai di non lasciarmi avviluppare nel mantello, ma non ci riuscii. Uno tentò di turarmi la bocca con un fazzoletto. Volevo gridare, ma non ci riuscivo più. In quel momento apparve il Grigio. Urlando si lanciò con le zampe contro la faccia del primo, poi azzannò l’altro. Ora dovevano pensare al cane prima che a me.
– Chiami questo cane! – gridarono tremanti.
– Lo chiamo se mi lasciate andare in pace. – Lo chiami subito! – implorarono.
Il Grigio continuava a urlare come un lupo arrabbiato. Andarono via lesti, e il Grigio, standomi a fianco, mi accompagnò fino all’Opera del Cottolengo. Mi ripresi dallo spavento, e gradii molto una bevanda che i religiosi del Cottolengo mi offrirono con carità. Quindi, ben scortato, tornai a casa.
« Non fategli del male. È il cane di don Bosco »
Tutte le sere in cui non ero accompagnato, entrato tra gli alberi, vedevo spuntare il Grigio da qualche punto della strada. I giovani dell’Oratorio lo videro molte volte. Una sera entrò nel cortile e fu il protagonista di una lunga scena. Qualcuno lo voleva allontanare con un bastone, altri con dei sassi. Giuseppe Buzzetti intervenne:
– Non fategli del male. È il cane di don Bosco.
Allora si misero ad accarezzarlo e a fargli festa. Lo accompagnarono da me. Ero in refettorio e facevo cena con alcuni preti e con mia madre. Lo guardarono tutti sbigottiti.
– Non temete, dissi, è il mio Grigio. Lasciatelo venire. Difatti, compiendo un largo giro intorno alla tavola, mi venne vicino tutto festoso. Gli feci una carezza e gli offrii minestra, pane e companatico. Rifiutò tutto.
– Allora cosa vuoi? – mormorai. Egli mosse le orecchie e agitò la coda.
– Se non vuoi mangiare, va’ in pace – dissi. Egli, sempre festoso, appoggiò la testa sulla mia tovaglia come volesse parlare e augurarmi buona sera. Poi si lasciò accompagnare dai ragazzi, allegri e meravigliati, fuori della porta. Mi ricordo che quella sera ero venuto a casa tardi, e un amico mi aveva portato nella sua carrozza.
L’ultima volta che vidi il Grigio fu nel 1866, mentre mi recavo da Morialdo a Moncucco a casa di Luigi Moglia, mio amico. Il parroco di Buttigliera mi aveva voluto accompagnare per un tratto di strada, e così la notte mi sorprese a metà cammino.
– Se ci fosse qui il mio Grigio – dissi tra me – sarei molto più tranquillo.
Subito dopo mi arrampicai su per un prato ripido, per godermi l’ultimo sprazzo di luce. In quel momento il Grigio mi venne incontro con gran festa, e mi accompagnò per il resto della strada, cioè per tre chilometri.
Giunto alla casa dei Moglia, dov’ero atteso, videro il mio cane e mi pregarono di passare dietro la casa, perché il Grigio non facesse baruffa con i due cani che erano nel cortile.
– Si sbranerebbero a vicenda – mi disse Luigi Moglia. Parlai a lungo con tutta la famiglia, poi andammo a cena, e il mio Grigio fu lasciato in un angolo. Quando finimmo di cenare, Luigi disse:
– Bisogna portare da cena anche al Grigio.
Preso un poco di cibo, lo portammo al cane. Lo cercammo in ogni angolo della casa, ma non c’era più. Si meravigliarono tutti, perché le porte e le finestre erano chiuse, e i cani nel cortile non avevano dato alcun segno della sua uscita. Cercammo anche nelle stanze dei piani superiori, ma nessuno lo trovò. È questa l’ultima notizia che ebbi del Grigio, il cane che è stato argomento di tante ricerche e discussioni. Non potei mai conoscere il suo padrone. So soltanto che quell’animale, in tanti pericoli, fu per me una vera provvidenza.
- Le Memorie raccontano solo i primi quarant’anni di vita di don Bosco e delle ultime apparizioni del Grigio non scrive ma, in base a varie testimonianze, il cane difese don Bosco perlomeno tre volte dagli attacchi dei malfattori, e almeno in due occasioni comparve misteriosamente dal nulla indicandogli la strada quando si era smarrito.
L’ultima volta che Don Bosco vide il Grigio, era il 1883, 30 anni dopo la prima apparizione. Si era perduto, ed il cane, lo rimise sulla buona strada, poi lo accompagnò fin sulla soglia del patronato, 3 chilometri scodinzolanti e festosi prima di scomparire per sempre nella notte.
Non per noi, che il Grigio si fece vedere almeno in un’altra occasione, nel 1959, mentre l’urna del santo veniva riaccompagnata da Roma a Torino. Sosta a Livorno in una casa salesiana, l’urna posta in chiesa ed ecco il cane Grigio che misteriosamente, a porte chiuse, riappare, ai piedi dell’urna di don Bosco, sempre uguale e come sempre non mangia nulla di quel che gli viene offerto.
Questa bella storia, la potete leggere, raccontata dalle parole del signor Renato Celato, autista e salesiano del gruppo che si muoveva, testimone del fatto in parole e fotografie e dal cardinal Bertone che lo riporta nella sua biografia, in questo dettagliato articolo.
Utile
Se volete leggere la storia del cane Grigio, raccontata da lui medesimo, in un bel libro per bambini, eccolo
Un angelo a quattro zampe (autobiografia di un angelo custode speciale) in
Bruno Ferrero, L’angelo custode raccontato ai bambini, Elledici
Tutto quello che abbiamo scritto fino ad ora sugli Angeli Custodi
Don Bosco, Il Divoto dell’Angelo Custode, con la canzoncina Angioletto del mio Dio
Poesie e fiabe sull’Angelo Custode, invisibile e premurosa presenza
Cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica sugli Angeli… e dove possiamo trovarli.
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