Maria Marina, di Aleksandr N. Afanasjev. La reciprocità d’amore che salva

L’Amore muove il sole e le altre stelle anche nel Reame delle Fate, e come non potrebbe essere altrimenti! Ed ecco una fiaba che ci mostra altri aspetti dell’autentico amore, dell’amore incondizionato, l’unico di cui osiamo parlare.
Maria Marina, fiaba russa dello scrittore e linguista Aleksandr N. Afanasjev.

Maria Marina è una fiaba complessa, che darà soddisfazione sia ai bambini un po’ più grandi, perché piena di meraviglie e strani accadimenti, e ovviamente di quelle cose magiche che possono sempre capitare, dove bene e male si affrontano a duello e quando anche sembra inevitabile la sconfitta, l’impossibile di un amore accade e salva; ma dà soddisfazione anche, e l’avrete già colto, ai grandi, sempre per gli stessi motivi e perché ci fa vedere cosa sia crescere e scegliere, affrontare la strada per amore di un altro, fino all’estremo: la morte, per compiere il bene dell’altro. E se l’impossibile può capitare in una fiaba, state pur certi che può succedere anche nella realtà.

Essendo una fiaba complessa, i temi sono molti, ne voglio suggerire qualcuno, più che altro sono suggestioni, di volta in volta diverse, che mi si affacciano alla mente, muovendosi insieme alla mia vita, e rimando ad altro momento un’analisi più approfondita. In tanti mi chiedete di “spiegare” le fiabe che propongo, sono restia sul web, anche se lo faccio (anzi, lo facevo, “tanto, tanto tempo fa, prima del Malefico CoronaVirus””) di persona, nei corsi e negli incontri, perché è in un dialogo, nelle domande e risposte incalzanti che si chiariscono e capiscono le cose, si può fin cominciare ad abbracciarle… ma, come in tutto l’imprevedibile che riguarda il Regno delle Fiabe, forse cambierò metodo.

Maria Marina, di Aleksandr N. Afanasjev. Illustrazioni di Ivan Bilibin

L’esordio di questa fiaba è tutto gentilezza, amore e reciprocità d’affetto fin dal principio, tra fratello e sorelle e poi con i cognati, che scopriamo subito avere poteri che, dall’aspetto in poi, scopriremo cosa siano, e poi sulla strada che Ivan percorre ecco … “un esercito di soldati morti” e Maria Marina, la principessa guerriera. Non devo neppure suggerire, immagino, che … la vita di Ivan cambia.

I personaggi principali della fiaba sono:

  • Maria Marina, la principessa guerriera, una tosta che fa la guerra, che prende quel che vuole, anche Ivan, (se non vi sentite pronti alle domande dei bambini, forse potete glissare sul fatto che Maria si porta Ivan nella tenda per due notti prima di sposarlo), che alla fine si salverà dal male non da se stessa, ma sarà un altro a farlo. Alla fine è l’accettazione che non ci si può salvare da sé, pur essendo toste e dure, l’accettazione di appartenere ad un altro, che la salva, prima di tutto da se stessa. Anche questo è amore incondizionato, amore per sempre.
  • Ivan, il principe buono, un po’ troppo buono all’inizio della fiaba, che la bontà deve sempre associarsi all’intelligenza delle cose, altrimenti diventa stoltezza. (Ecco cosa fa lo stolto, ingenuo ragazzo, in stile Barbablu al contrario, Ti prego di non aprire quella porta, gli dice lei…. Ma quante volte viene pronunciata questa frase…. E quando mai viene obbedito l’ordine!!!! Ed essendo maschio la apre in un nano secondo, manco la bella di Barbablu).
    Ma se quella porta aperta per un principe inesperto sarà l’inizio di una lunga strada faticosa, piena di sbagli e dimenticanze, e il giovanotto imparerà a sue spese come vivere e lo farà superando ogni prova col suo amore incondizionato, perché solo la strada, (il tempo, lo spazio), corregge inesperienze di natura e rende degni dell’amore, ecco … potremmo anche dire che ci voleva proprio una disobbedienza (quasi fosse indispensabile al raggiungimento del destino che trasforma un ragazzo in uomo). Ma la bontà rimane e viene ripagata, sempre, e l’amore, lì dove l’impossibile può accadere, l’amore vince anche la morte.
  • E poi c’è lui, il cattivo della tradizione russa: Scheletro Senza Morte o Koščej l’Immortale. Quali sono le armi per batterlo? Qui ne scoprirete qualcuna.
  • Come fossero personaggi, che in ogni fiaba contano davvero, sono lo spazio e il tempo. Lo spazio qui è dilatato fino ai confini della terra, e “oltre”, bellissimo. Il senso del tempo nelle fiabe russe e in questa in particolare è colossale. Giorni, mesi, anni si susseguono pieni di fatti e avvenimenti che ti ricorderai per sempre, e poi il top della descrizione di tempo-spazio-e velocità
    — E si può raggiungerli? — Potremmo seminare del grano, aspettare che spunti, mieterlo, batterlo, farne farina, preparare cinque pagnotte di pane, mangiarle, poi metterci all’inseguimento: anche così faremmo in tempo! —”
  • Alla fine è la reciprocità d’amore, la reciprocità del perdono che salva quell’uomo e quella donna. Memorabile, e strada unica alla vita insieme allora, diventa la frase che Ivan, quando incontra Maria Marina, rapita da Scheletro Senza Morte, che si era liberato a causa della stoltezza del ragazzo, dice: “Perdonami, Maria Marina! non ricordare il passato, piuttosto vieni con me….” E lei va con lui. E insieme si salvano.

Come sempre chi ha orecchie per intendere, intenda, … o chieda ai bambini che ne sanno più di noi.
Degne della fiaba, le sontuose illustrazioni di Ivan Bilibin.

Maria Marina, di Aleksandr N.Afanasjev

In un certo reame, in un certo stato, viveva una volta il principe Ivan. Egli aveva tre sorelle: una era la principessa Maria, l’altra la principessa Olga, la terza la principessa Anna. Il padre e la madre vennero a morte. Al momento di morire essi ordinarono al figlio:
— Appena qualcuno vorrà sposare le tue sorelle, tu dagliele; non tenerle troppo a lungo con te! —
Dopo i funerali dei genitori, pieno di tristezza il principe se ne andò a passeggiare un poco nel verde giardino insieme alle sorelle. D’un tratto apparve in cielo una nuvola nera: s’alza una terribile tempesta.
— Andiamo a casa, sorelline! — dice il principe Ivan. Arrivati appena alla reggia s’intese un gran tuono, il soffitto si spalancò e un fulgido falco volò da loro nella camera, si gettò contro terra, si tramutò in un baldo giovane, e dice:
— Salute, principe Ivan! Prima venivo come ospite, ma adesso vengo come pretendente; voglio sposare la tua sorellina Maria.
— Se ami la mia sorellina io non voglio trattenerla: che vada con Dio! — La principessa Maria acconsenti, il falco la sposò e la portò nel suo regno.

Passano i giorni, scorrono le ore, un anno intero trascorse in un lampo. Il principe Ivan con le due sorelle andò nel verde giardino a passeggiare. Di nuovo s’alzò un nuvolone con raffiche e lampi.
— Andiamo a casa, sorelline! — dice il principe. Arrivati appena alla reggia scoppiò il tuono, si spalancò il tetto e volò dentro un’aquila; si gettò contro terra e si tramutò in un baldo giovane:
— Salute, principe Ivan! Dapprima venivo come ospite, ma ora vengo come sposo —.
E voleva sposare la principessa Olga. Il principe rispose:
— Se ami la principessa Olga, sposatela: io non m’oppongo al suo volere —. Olga diede il suo consenso e andò sposa dell’aquila; l’aquila l’afferrò e la portò nel suo regno.

Passò un altro anno; dice Ivan alla sorellina minore:
— Vieni, andiamo a passeggiare nel verde giardino! — Passeggiano un poco ed ecco di nuovo levarsi un nuvolone con lampi e turbini, — Torniamo a casa, sorellina! — Tornarono a casa; non fecero in tempo a mettersi seduti che il tuono scoppiò, il soffitto si spalancò e volò dentro un corvo; si gettò contro terra e si tramutò in un baldo giovane. I precedenti eran belli, ma questo era meglio ancora.
— Suvvia, principe Ivan! Prima venivo come ospite, ma adesso vengo per sposarmi: dammi la principessa Anna. — Io non m’oppongo alla volontà di mia sorella; se tu l’ami, sposala —.
La principessa Anna sposò il corvo, ed egli la portò nel suo regno.

Il principe Ivan rimase solo; un anno intero visse senza le sorelle, e s’annoiava.
— Vado a cercare le mie sorelline, — dice. Si mise in cammino; vai e vai, ecco che vide steso su un prato tutto un esercito di soldati morti. Gridò il principe Ivan:
— Se c’è qui un uomo rimasto vivo, che mi risponda! Chi ha massacrato questo grande esercito?
Uno che era vivo gli rispose: — Tutto questo grande esercito è stato distrutto da Maria Marina, la bella reginetta —.
Il principe Ivan andò oltre, passò fra bianchi attendamenti; gli viene incontro Maria Marina, la bella reginetta: — Salute, principe, qual buon vento ti mena? Vieni di tua voglia o contro voglia?
— Il principe Ivan le risponde: — Baldi giovani non vanno contro voglia!
— Be’, allora, se non hai fretta, sii mio ospite nelle tende —.
Tutto contento il principe passò due notti nella tenda, s’innamorò di Maria Marina e la sposò.

Maria Marina, la bella reginetta, lo prese con sé a governare; vissero insieme per qualche tempo, poi la reginetta pensò di andare in guerra; affida al principe Ivan tutta l’amministrazione, e gli dà quest’ordine:
— Va’ da per tutto, guarda ogni cosa; solo non devi guardare in questa dispensa! — Lui non riuscì a dominarsi, non appena Maria Marina fu partita, corse al ripostiglio, aprì la porta, guardò: c’era dentro appeso Scheletro Senza Morte, legato con dodici catene. Scheletro supplicò il principe:
— Abbi pietà di me, dammi da bere! da dieci anni sto a questa tortura, senza mangiare, senza bere, mi si è seccata tutta la gola! — Il principe gli diede un intero secchio d’acqua, lui bevve e ne chiese ancora: — Un secchio solo non può spegnere la mia sete; dammene ancora! —
Il principe gliene diede un altro secchio; Scheletro bevve e ne chiese un terzo; e com’ebbe bevuto il terzo secchio riprese tutte le sue forze, con un solo strappo spezzò tutte e dodici le catene.
— Grazie, principe Ivan! — disse Scheletro Senza Morte, — d’ora in avanti non potrai più vedere Maria Marina, come non puoi vedere le tue orecchie! — e con un turbine orrendo volò dalla finestra, raggiunse sulla strada Maria Marina, la bella reginetta, l’afferrò e la trascinò via con sé. Allora il principe Ivan pianse amaramente, poi fece i preparativi e si mise in viaggio: — Accada quel che accada, io troverò Maria Marina!

Cammina un giorno, cammina un altro, all’alba del terzo vede un magnifico castello, vicino al castello sta una quercia, sulla quercia è posato un fulgido falco. Il falco volò giù dalla quercia, si gettò contro terra, si tramutò in un baldo giovane che gridò:
— Ah, mio caro cognato! Che Dio ti protegga! — Accorse la principessa Maria, piena di gioia si fece incontro al principe Ivan, s’informò della sua salute, gli raccontò come viveva. Il principe restò da loro tre giorni, e dice:
— Non posso fermarmi troppo, vado a cercare mia moglie Maria Marina, la bella reginetta.
— Ti sarà difficile trovarla, — risponde il falco, — per ogni evenienza lascia qui il tuo cucchiaio d’argento; guardandolo ci ricorderemo di te —.
Il principe Ivan lasciò dal falco il suo cucchiaio d’argento e si rimise in cammino.

Cammina un giorno, cammina un altro, all’alba del terzo vede un castello ancora più bello del primo, accanto sta una quercia, sulla quercia è posata un’aquila. L’aquila volò giù dall’albero, si gettò contro terra, si tramutò in un baldo giovanotto e gridò:
— Alzati, principessa Olga! sta venendo il nostro caro fratello! — Subito la principessa Olga gli corse incontro, cominciò a baciarlo, abbracciarlo, a chiedergli come stava, a raccontargli che vita faceva. Il principe restò loro ospite tre giorni, poi dice:
— Non ho tempo di restar oltre con voi, vado alla ricerca di mia moglie Maria Marina, la bella reginetta —. Risponde l’aquila: — Non ti sarà facile trovarla; lasciaci la tua forchetta d’argento: noi la guarderemo e ci ricorderemo di te —.
Egli lasciò la forchetta d’argento, e si rimise in cammino.

Cammina un giorno, cammina un altro, all’alba del terzo vede un castello ancor meglio dei primi due, vicino al castello sta una quercia, sulla quercia è posato un corvo. L’uccello volò giù dall’albero, si gettò contro terra, divenne un baldo giovane e gridò:
— Principessa Anna! vieni subito fuori, c’è nostro fratello che arriva! — La principessa Anna venne di corsa, gli fece lieta accoglienza, si mise a baciarlo e abbracciarlo, a informarsi della sua salute, a raccontargli come lei viveva. Rimasto loro ospite tre giorni, il principe Ivan dice: — Addio, vado a cercare mia moglie, Maria Marina, la bella reginetta —. Risponde il corvo: — Ti sarà difficile trovarla; lascia da noi la tua tabacchiera d’argento: quando la guarderemo ci ricorderemo di te —.
Il principe gli diede la tabacchiera d’argento, prese commiato e si mise in cammino.

Cammina un giorno, cammina un altro, al terzo raggiunse Maria Marina. Quando vide il suo amato, lei gli si gettò al collo, pianse tutte le sue lacrime e disse:
— Ah, principe Ivan! perché non mi desti ascolto, perché guardasti nella dispensa e liberasti Scheletro Senza Morte? — Perdonami, Maria Marina! non ricordare il passato; piuttosto vieni con me mentre Scheletro non ci vede; forse non riuscirà a raggiungerci! — Si prepararono e partirono. In quel frattempo Scheletro era a caccia; la sera se ne torna a casa, e il cavallo sotto di lui recalcitra:
— Cos’hai da recalcitrare, ronzino affamato? senti forse qualche disgrazia? — Risponde il cavallo:
— Lo zar Ivan è passato di qui, ha portato via Maria Marina. — E si può raggiungerli? — Potremmo seminare del grano, aspettare che spunti, mieterlo, batterlo, farne farina, preparare cinque pagnotte di pane, mangiarle, poi metterci all’inseguimento: anche così faremmo in tempo!
Scheletro galoppò, raggiunse il principe Ivan, dice:
— Be’, la prima volta ti perdono per la tua bontà, perché mi desti da bere, e anche un’altra volta ti perdonerò, ma la terza sta’ attento, che ti faccio a pezzi! — Gli tolse Maria Marina e se la portò via; allora il principe Ivan sedette su una pietra e pianse.

Pianse e pianse, e di nuovo ritornò da Maria Marina; per caso Scheletro Senza Morte non era in casa:
— Andiamocene, Maria Marina! — Ah, principe Ivan! egli ci inseguirà. — Lascia che ci insegua, ma almeno passeremo insieme un’altra oretta —. Si prepararono e partirono.
Scheletro Senza Morte ritorna a casa, e sotto di lui il buon cavallo recalcitra.
— Ronzino affamato! perché recalcitri? o senti qualche disgrazia? — È venuto il principe Ivan; ha preso con sé Maria Marina. — E possiamo raggiungerli? — Potremmo seminare dell’orzo, aspettare che cresca, mieterlo e batterlo, farne birra, berne tanta da ubriacarci, dormire a sazietà; anche così li raggiungeremmo —.
Scheletro galoppò, raggiunse il principe Ivan: — Te l’avevo detto che non avresti più dovuto vedere Maria Marina, come non vedi le tue proprie orecchie! — Gliela riprese e se la portò via.

Rimasto solo il principe Ivan pianse lungamente, poi di nuovo tornò da Maria Marina; in quel momento Scheletro Senza Morte non era in casa.
— Andiamocene, Maria Marina! — Ah! Principe Ivan! se ci raggiunge questa volta, ti farà a pezzi. — Lascia che mi faccia a pezzi! senza di te non posso vivere! — Si prepararono e partirono. Scheletro Senza Morte se ne tornava a casa, quand’ecco il suo buon cavallo recalcitrare.
— Perché recalcitri? o senti qualche disgrazia? — È venuto il principe Ivan, ha preso con sé Maria Marina —. Scheletro galoppò, raggiunse il principe Ivan, lo tagliò a pezzettini e li mise in un bariletto incatramato; prese il bariletto, lo rafforzò con delle doghe di ferro e lo gettò nell’azzurro mare; Maria Marina invece la portò via con sé.

In quello stesso momento gli oggetti d’argento che stavano dai cognati del principe Ivan divennero tutti neri. — Ah, è capitata certamente qualche disgrazia! — essi dicono. L’aquila si gettò sull’azzurro mare, prese il barilotto e lo trascinò a riva; il falco volò a prendere l’acqua della vita e il corvo quella della morte. Tornarono tutti allo stesso posto, ruppero il barile, tiraron fuori i pezzi del principe Ivan, li lavarono e li disposero come bisognava. Il corvo spruzzò l’acqua della morte: il corpo si riunì e si saldò; il falco spruzzò l’acqua della vita:
— Ah, quanto ho dormito! — Ancor più avresti dormito, se non ci fossimo stati noi! — risposero i cognati. — Adesso vieni a casa nostra. — No, fratelli! io vado a cercare Maria Marina.

Arriva da lei e le chiede: — Cerca di sapere da Scheletro Senza Morte dove ha trovato un così buon cavallo —. Maria Marina scelse il momento buono e si mise a interrogare Scheletro. E Scheletro disse: — Oltre i confini della terra, oltre l’ultimo dei reami, oltre il fiume di fuoco, vive la baba-jaga; essa ha una giumenta con la quale fa ogni giorno il giro del mondo. Ha anche molte altre giumente formidabili; io sono stato da lei tre giorni a fare il guardiano, non ho lasciato scappare neppure una giumenta! perciò la baba-jaga mi ha dato un puledrino.
— Come hai fatto a passare il fiume di fuoco? — Ho un certo fazzoletto, quando lo agito tre volte a destra, si forma un ponte altissimo, e il fuoco non lo tocca! — Maria Marina stette ad ascoltare, e poi raccontò tutto al principe Ivan, portò via il fazzoletto e glielo diede.

Il principe Ivan sorpassò il fiume di fuoco e andò dalla baba-jaga. A lungo camminò, senza bere e senza mangiare. Gli venne incontro un uccello oltremarino coi suoi figli. Dice il principe Ivan:
— Voglio proprio mangiarmi un pulcino. — Non mangiarlo, principe Ivan! — dice l’uccello oltremarino, — verrà il momento che ti sarò utile —. Il principe andò avanti; vede nel bosco un alveare di api. — Mi prenderò un po’ di miele, — dice. La regina delle api esclama: — Non toccare il mio miele, principe Ivan! Verrà il momento che ti sarò utile —. Lui non lo toccò e andò avanti; ecco venirgli incontro una leonessa con un leoncino. — Almeno questo leoncino potrò mangiarmelo; ho così gran voglia di mangiare che mi vien nausea! — Non toccarlo, principe Ivan! — prega la leonessa, — verrà il giorno che ti sarò utile. — E va bene, sia come vuoi! Seguitò a camminare, tutto affamato.

Va e va, ecco la casa della baba-jaga, attorno alla casa stanno dodici pali, su undici c’è una testa umana, uno soltanto è vuoto.
— Salute, nonnina! — Buongiorno, principe Ivan! perché sei venuto, di tua volontà o costretto?
— Son venuto da te a guadagnarmi un poderoso cavallo. — Con piacere, principe! Da me non occorre servire per un anno, bastan tre giorni in tutto e per tutto; se pascoli le mie giumente ti darò il cavallo; se non le pascoli, non arrabbiarti! la tua testa andrà ad abbellire l’ultimo palo —. Il principe Ivan acconsenti. La baba-jaga gli diede da bere e mangiare e gli ordinò di mettersi al lavoro. Ebbe appena portato le giumente sul campo che quelle drizzaron la coda e si sparsero per i prati; il principe non fece a tempo ad alzar gli occhi che già erano sparite. Allora cominciò a piangere, a disperarsi, poi sedette su una pietra e s’addormentò.
Il sole stava già per tramontare, quand’ecco arrivare l’uccello oltremarino, che lo sveglia: — Alzati, principe Ivan! le giumente sono a casa —. Il principe s’alzò e tornò indietro; e la baba-jaga con gran rumore sgridò le sue giumente: — Perché siete tornate a casa? — Come fare a non tornare? Sono arrivati a volo da tutte le parti degli uccelli che ci beccavano gli occhi. — Be’, domani non scappate nei prati, ma spargetevi pei folti boschi.

Il principe Ivan dormì tutta la notte; al mattino la baba-jaga gli dice: — Bada, principe! se non porti al pascolo le giumente, se ne perdi sia pure una sola, la tua testolina impetuosa andrà a finire sul palo! — E spinse le giumente sul campo; subito quelle alzaron la coda e scapparono nel folto dei boschi. Di nuovo il principe sedette su una pietra a piangere, a piangere, finché s’addormentò.
Il solicello calò dietro i boschi; accorse la leonessa: — Alzati, principe Ivan! le giumente son tutte radunate —. Ivan s’alzò e andò a casa; la baba-jaga urla e grida più che mai contro le sue giumente: — Perché siete tornate a casa? — Come non tornare? da tutte le parti sono accorse delle belve feroci, per poco non ci han divorate tutte. — Be’, domani correte all’azzurro mare.

Di nuovo il principe Ivan dormì tutta la notte: al mattino la baba-jaga lo manda a pascere le bestie: — Se non le porti a pascolare la tua testolina impetuosa finirà sul palo —. Lui portò le giumente sul campo, e subito quelle, scuotendo le code, scomparvero dallo sguardo e corsero all’azzurro mare; entrano in acqua fino al collo. Il principe Ivan sedette su una pietra, pianse e s’addormentò. Il sole tramontò dietro il bosco, vola un’ape e dice: — Alzati, principe! le giumente son tutte radunate; ma quando sarai arrivato a casa, non mostrarti alla baba-jaga, va’ nella stalla e nasconditi dietro le mangiatoie. C’è là un puledro tignoso, che si rotola nel letame; tu rubalo e a notte fonda vattene di casa.
Il principe Ivan si alzò, si ritirò nella stalla e si stese dietro le mangiatoie; la baba-jaga s’infuria e grida alle sue giumente: — Perché siete tornate? — Come fare? son volate tante di quelle api, ci si vedeva appena, ci pungevano a sangue!
La baba-jaga s’addormentò, e a mezzanotte in punto il principe Ivan rubò il puledro tignoso, lo sellò, montò in groppa e galoppò al fiume di fuoco. Arrivato a quel fiume agitò tre volte il fazzoletto dalla parte destra, e d’improvviso comparve sul fiume un altissimo, formidabile ponte. Il principe lo traversò, agitò il fazzoletto a sinistra due volte sole: sul fiume rimase un ponte sottile sottile!

Al mattino la baba-jaga si svegliò: il puledro tignoso era sparito! Si getta all’inseguimento; galoppa a perdifiato sul mortaio di ferro, lo sprona col pestello, con la scopa spazza la traccia. Arrivò al fiume di fuoco, guardò, e pensa: «Bel ponte!» S’incammina, ma non appena giunta alla metà il ponte si sfasciò e la baba-jaga fece un capitombolo nel fiume; la sua morte fu ben crudele!
Il principe Ivan fece pascolare il puledro nei verdi prati, ed esso divenne un cavallo meraviglioso.

Arriva da Maria Marina; ella corse a gettarglisi al collo: — Dio ti ha risuscitato? — È andata così e così, — dice, — vieni con me. — Ho paura, principe Ivan! Se Scheletro ci raggiunge ti farà di nuovo a pezzi. — No che non ci raggiunge! Adesso io ho un meraviglioso cavallo, che vola come un uccello —. Sedettero sul cavallo e partirono.
Scheletro Senza Morte torna a casa, e il cavallo sotto di lui recalcitra. — Perché recalcitri, ronzino affamato? Senti forse qualche disgrazia? — È arrivato il principe Ivan, ha portato via Maria Marina. — E possiamo raggiungerli? — Dio lo sa! Ora il principe Ivan ha un cavallo migliore di me. — No, non lo sopporto! — dice Scheletro Senza Morte, — vado a inseguirli —.
Corse molto, corse poco, fatto si è che raggiunse il principe Ivan, saltò a terra e voleva tagliarlo con la sua spada tagliente; ma in quel frattempo il cavallo di Ivan colpì di volata, con gli zoccoli, Scheletro Senza Morte, e gli spaccò la testa, mentre il principe lo finiva con un bastone. Poi fece un mucchio di legna, gli diede fuoco, bruciò sul rogo Scheletro Senza Morte e ne sparse la cenere al vento.

Maria Marina salì sul cavallo di Scheletro e il principe Ivan sul suo; andarono ospiti prima dal corvo, poi dall’aquila e infine dal falco. Dovunque li accolsero con gran gioia:
— Ah, principe Ivan! non speravamo più di vederti. Be’, le tue fatiche non sono state vane: una bellezza come Maria Marina puoi cercarla in tutto il mondo, non ne trovi un’altra!
— Dopo tante visite, dopo tanti banchetti, se ne tornarono al loro reame. Arrivarono e da allora vissero felici e contenti, godendosela e bevendo idromele.

Utile

  • Trovate qui il PDF della fiaba da scaricare e stampare. Maria Marina

Tutto l’amore che c’è nel blog è nei link che seguono.

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