19 marzo. I papà delle fiabe

19 marzo, san Giuseppe. Festa del papà. Ma nelle fiabe come sono i padri? Vogliamo omaggiarli in questo bel giorno a loro dedicato? Negli anni ho trovato e riportato qui sul blog molti bei scritti dedicati ai papà e a san Giuseppe, trovate tutto quello che finora ho pubblicato in fondo al post. Aspettavo il momento giusto per parlare ampiamente delle famiglie come appaiono nelle fiabe. E lo farò a breve, anche se anticipo che se ne trovano spesso di tremende, e qualcosa avrete in mente anche voi. Un pò come qui da noi. Ma ora vediamo i papà, ed essendo una festa quella che celebriamo, parlerò solo delle fiabe in cui i padri fanno “una bella figura”, per meglio dire sono quello che devono essere, assolvono il loro compito.

  • La Bella e la Bestia, di Madame Leprince De Beaumont. “C’era una volta un ricchissimo mercante; aveva sei figli, tre maschi e tre femmine, e siccome era un uomo intelligente, non risparmiò nulla per educarli e dar loro ogni sorta di maestri.” Basterebbe questa frase per dire quanto fosse smart questo padre, e nelle fiabe non è che ci siano spesso esordi che esaltino l’educazione… Non così smart da evitare il fallimento, le gelosie e cattiverie di sorelle e l’assurda richiesta di cogliere una rosa in pieno inverno. (E se non ci fosse stata, l’assurda richiesta? E l’accettazione del padre?) Non così intelligente, è vero, ma molto simile a noi. Vuole molto bene ai sei figli, anche se, condotto dagli eventi e dalla assoluta determinazione della figlia Bella, la lascia nelle mani di una Bestia. Non avrebbe potuto fare altrimenti, e il male che pensa di aver compiuto, nel Destino che governa sia le faccende di Feeria che quelle umane, risulterà alla fine Vero Bene.

  • La Bella Addormentata nel Bosco, di Charles Perrault. L’esordio di questo Re padre non è dei migliori, invita le Fate al battesimo della figlia e ha quella piccola e, diremmo noi genitori che ci capita ogni giorno, innocua dimenticanza da cui partono tutti i guai della figlia. Si dimentica di invitare la più vecchia… (ora se volete saperne di più di Fate, della loro potenza e del loro duro lavoro potete leggere qui). Per la figlia proibisce di filare in tutto il Regno, pena la morte, e quando l’inevitabile accade, la tratta come un angelo, e “Il Re ordinò che la lasciassero dormire tranquilla finché non fosse arrivata la sua ora di risvegliarsi”. Il Re, e la Regina, se ne vanno senza chiasso, sono gli unici che la Fata non addormenta, poche righe di commiato, mostrano tutto l’amore in un piccolo gesto, l’allestimento della stanza e del letto, il bacio e la quiete che impongono “Allora il Re e la Regina, dopo aver baciato la loro cara bambina, senza che lei si svegliasse, uscirono dal castello e fecero proclamare ch’era vietato a chiunque di avvicinarsi in quei paraggi”, pur sapendo che, unici, da quel momento non la vedranno più. Il tema di distacchi così forti è molto presente nelle fiabe, anche quella precedente lo mostrava. È lei, la principessa, la protagonista della sua vita.

  • Il lungo, il largo e l’acuto, di Karel Jaromír Erben. E’ nella natura delle cose che un padre lasci lo spazio al figlio, che il vecchio ceda il posto al nuovo “i frutti maturi cadono per lasciare il posto ai nuovi”. Almeno nelle fiabe è così. Un re, prima di morire, vuole che il figlio prenda moglie, e gli fa vedere i ritratti “animati” di molte principesse, ovviamente il figlio sceglie quella che non avrebbe dovuto scegliere, perché prigioniera del peggiore dei signori neri, sceglie la strada più difficile e pericolosa, anche se la più bella. Il padre vuole il meglio per il figlio, non lo vuole vedere soffrire, ma allo stesso tempo lo lascia libero di percorrere la sua strada. “… ciò che è fatto è fatto e non si può tornare indietro; la parola data è legge! Va, tenta la fortuna e ritorna sano e salvo a casa!”.

  • Il principe ranocchio o Enrico di Ferro, dei fratelli Grimm. Ok, questo re padre ha cresciuto una figlia un po’ viziatina, che mangia con posate d’oro, peraltro assai pesanti, ma perdoniamolo, che qui si vede che manca il tocco di una madre. Comunque, di fronte all’imprevedibile di un ranocchio che pretende quel che la principessa ha promesso, si comporta davvero bene, anche considerando il fatto che il ranocchio è viscido, freddo e petulante, povera principessina. Ma … Allora il re disse: -Quel che hai promesso lo devi mantenere: dunque va’ e fallo entrare.
    E quando il ranocchio insiste a voler “mangiare nel suo piattino, bere nel suo bicchierino e dormire nel suo lettino”, di fronte al capriccio della figlia, insiste determinato. Ma il re andò su tutte le furie e la rimproverò: -Non devi disprezzare chi ti ha aiutato nel momento del bisogno. Padre determinato, chissà qui !!

A Feeria ci sono poi re padri che devono scegliere a chi lasciare il regno e, a differenza del nostro in cui tutto è prosaicamente determinato dalla primogenitura, sottopongono i figli a prove di astuzia, forza e intelligenza. In genere fanno il tifo per i figli più intelligenti secondo il mondo, sbagliando, ma accettano anche di cambiare giudizio. Le tre piume, dei fratelli Grimm.

Ci sono altri padri illuminati che pensano che lo studio possa elevare il figlio, non solo re ma contadini come ne Lo spirito nella bottiglia, dei fratelli Grimm, e pover’uomini, come ne La cavallina del negromante di Guido Gozzano. E se, nel primo caso, il padre non si fida proprio del tutto delle accresciute capacità di ragionamento del figlio, tranne ricredersi alla fine, nel secondo vediamo che un figlio che sa leggere e scrivere fa paura al potere, e lo scardina.

Concludo questa escursione nel mondo delle fiabe per scoprire lil compito e l’azione dei padri, con quello de Il sale più prezioso dell’oro, di Božena Němcová. Un re decide che lascerà il proprio regno a quella delle tre figlie che lo ama di più. Oro, pietre preziose, no la terza lo ama “come il sale”. Scoprire la vita, quella vera, attraverso gli occhi di una figlia è la cosa più bella da accettare.

Primi passi – dopo Millet, di Vincent Van Gogh

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